La serata delle Stralune, di Giuliana Scardino
Ombre e incantamenti, metafore avvolgenti e dissolvenze: sono queste le atmosfere di Stralune (Ed. Manni) l’ultimo libro di Antonio Errico, alla sua seconda prova come autore di romanzo. Il libro è stato presentato nei giorni scorsi nella sede dell’associazione, alla presenza oltre che dell’autore, di Giovanni Invitto (Preside della Facoltà di Scienze della Formazione, Università del Salento), Teo Pepe (Caporedattore Cultura del Nuovo Quotidiano di Puglia) e Simone Franco (attore).
Come in altri scritti di A. Errico, il lettore è da subito coinvolto in una narrazione che è riflessione interiore, ricerca ansiosa. La storia è quella di un disertore che torna, in una notte di fine anno, nella sua terra, nella sua casa, a fare i conti con il proprio passato. La memoria, reale protagonista del romanzo, si anima nella figura di alcuni personaggi: la madre, la prima a prendere parola, la figlia, la donna amata; poi il padre, che lo spinge ad allontanarsi, “Dimentica tutto. Questa notte stessa”, quasi a volerlo proteggere dal senso di colpa che in lui si sta insinuando sottile, inevitabile. Le loro voci e i loro ricordi s’intrecciano a quella di un’ombra misteriosa che insegue, conduce, appare e sfugge. Sullo sfondo, offuscati dal crepuscolo e dalla fitta acqua-neve, tempi e luoghi non definiti, una piazza, una torre, una città di mare, forse Otranto.
Un labirinto di vissuti ri-pensati, che riaffiorano, espressi attraverso un linguaggio poetico. Ancor più in questa prova emerge lo scavo della parola, il ricorso ad anafore, il ripetersi ossessivo delle parole come litanie, l’uso dei contrari, la creazione di nuove parole.
Memoria e viaggio (altro tema caro allo scrittore) che si fondono creando immagini suggestive espresse con un linguaggio musicale. E come la musica che, come qualcuno ha detto, trasmette un “alone di significati”e crea spazi e luoghi che mettono in corrispondenza il compositore con chi ascolta, allo stesso modo le pagine di questo romanzo emozionano, perché creano la condivisione tra il narratore e il lettore, di un tempo interiore, evocato, immaginato e vissuto.