Un sogno nel bagaglio si svolge in un luogo prepotentemente meridiano, e in un arco temporale intessuto di romanticismo quanto di difficoltà dettate dalle nuove tempeste della storia. E dell’economia, soprattutto. E’ vero, in questo romanzo di Spagnuolo si toccano dolcezza e pudore. Un tratto gentile imposto dalla penna altrettanto gentile dell’autore partenopeo. Indubbiamente, nelle foglie del libro ci sono teatro e saggezza. Ci sono questi due elementi che condizionano totalmente la narrazione, come il procedere e il dipanarsi delle vicende. Allo stesso modo si trova, nell’opera in questione, un sentimento che provoca immediata serenità. A dispetto delle contorsioni immaginate per le vite dei personaggi. Merito di quella prosa cortese, che riesce a esprime un linguaggio vergato di candore oppure il contrario, cioè quel linguaggio che rappresenta un' integrità d’animo spudoratamente espressa da Antonio Spagnuolo, costringe atti e fatti a immolarsi in una causa solidamente posizionata in dimensione extrasensoriale. Potrebbe essere un omaggio, questo di Spagnuolo. Di sicuro è un volume che ha forti debiti con lo sostanza incontrovertibile dell’invecchiamento; invecchiamento cosparso, appunto, di saggezza e idee. Nonché d’immagini. A volte figure perfettamente ben riportate nel gioco della realtà, a volte (purtroppo), ed è il caso d’alcune descrizioni di paesaggi e simili, troppo spesso sentite e dette in maniera poco “significativa”. Il che non vuol dire necessariamente l’esigenza di riguardare a una scelta di scrittura, anzi, ma di rendersi anche per un solo attimo conto che il cielo sta in cielo, di solito. Detto ciò, che si tratta d’una piccolissima pecca in un contesto altamente “significativo”, è facile lasciarsi coinvolgere in alcune situazioni e in alcune vicissitudini. Questo vuol dire essere stato, per lo scrittore, in grado di trovare attenzione. Dunque essere stato degno d’essere citato e citato nuovamente. Essere stato bravo ad aggredire alcuni punti deboli, per così dire, di chi prende e mangia il volume. E’ vero, inoltre, che siamo di fronte a un “discorso narrativo e meditativo”. Molto meditativo. Perché partecipe di una riflessione che si deve necessariamente cominciare leggendo certe pagine. Partecipe con tutti le differenze e i limiti che si potrebbero rintracciare. Soggetto fondamenta di
Un sogno nel bagaglio è un professore. Un uomo attentamente percepito da occhi volutamente indiscreti. In diversi casi: voluttuosamente indiscreti. Altro personaggio centrale, e bellissimo al di là del carattere che l’autore predispone per lo stesso, è quello rappresentato da una ragazza che se ne vuole scappare dal suo paese. Che vuole sposare uno ricco. Uno che la tolga dalla povertà, per farla diventare signora a tutti gli effetti, e con tutti gli effetti. Una alla quale non basta il passato e presente della sua famiglia. Ma una pronta a divenire persona perbene. A tutti i costi. Mentre un amore non corrisposto sta completamente e integralmente in quel sogno ricordato nel titolo dell’opera. Fa viaggiare l’insegnante. Fa galoppare chi apprende dal breve romanzo. Antonio Spagnuolo è poeta, non “solamente” scrittore. Ha dato alle stampe molti raccolte poetiche, apprezzate. E non solo libri di narrativa. Per sapere di più su di lui, nato a Napoli nel 1931, ecco
http://www.antiarte.it/antonio_spagnuolo.htm . Poi, si può anche dire che di Spagnuolo, fra gli altri, ne hanno parlato, bene, Alberto Asor Rosa , Mario Lunetta , Manacorda e il grandissimo Giovanni Raboni, fra gli altri, e che A. S. è stato anche inserito nel
Dizionario della letteratura italiana del novecento proprio da Asor Rosa, in
La letteratura come valore da Carmine Di Biase, da Matteo d’Ambrosio nel volume
La poesia a Napoli dal 1940 al 1987, ancora, da Gio Ferri nei volumi
La ragione poetica e
Forme barocche della poesia contemporanea, da Alberto Cappi in
In atto di poesia eccetera.