La mediocrità del calcio, di Giancarlo Greco
È possibile narrare la mediocrità del calcio? In un Paese che vive come un parassita aggrappato alle partite, tra pre e post gara, vomitando giornate intere di chiacchiere e sprecando quintali di inchiostro, si può tentare di squarciare l'aura sacrale di partite gloriose e parlar male persino di Italia-Germania 4-3? Secondo Argentina e Baini sì!
Con ironia, sarcasmo e usando toni surreali, ripescano la mediocrità e la noia di centinaia di partite, rimosse dalla memoria degli appassionati (che mai ammetterebbero di essersi annoiati tifando la propria squadra del cuore e meno che mai la Nazionale).
Di mondiale in mondiale, gli autori di Messi a 90 ricompongono le scorie sia dei momenti obiettivamente brutti sia di quelli brutti ma che è tabù definire tali. Raccontano quella parte di calcio che vorremmo dimenticare, giocatori improbabili, match tragicamente disastrosi, episodi al limite del verosimile. E lo fanno come da dentro gli spogliatoi: il primo restituendo alla memoria quello che sarebbe bene rimuovere; il secondo immaginando storie surreali e folli da bordo campo, dilatando attimi, intercettando telefonate, svelando inconfessabili segreti.
Entrano sul mito del calcio a gamba tesa, da dietro, diritti sugli stinchi neanche fossero Marco Materazzi, per ricordarci che "ad ogni Lionel Messi corrispondono decine di migliaia Pasquale Bruno; ad ogni Roberto Baggio e Diego Armando Maradona, milioni di brocchi senza talento; ad ogni numero 10, centinaia di mediani e stopper dai piedi di legno; ad ogni Italia-Francia 2006, decine di 0-0 con la palla che non si muove dal centrocampo".