Argentina-Baini, Messi a 90

17-05-2010
L'evento unico dei Mondiali, di Sara Regimenti

“L’Italia non è una nazione (e nazionale) vincente. Quando accade quasi se ne vergogna e fa di tutto per dimostrare che è stato un errore”.

Una partita di calcio, si sa, è sempre un evento unico e irripetibile, affidato in gran parte al caso, oltre che alle strategie dei commissari tecnici, un coagulo di circostanze, coincidenze, umori umani che rendono la corsa al risultato finale incerta, fino all’ultimo secondo, nei suoi esiti.
Di tanti ‘eventi’ d’eccezione che hanno fatto la storia del calcio italiano si occupano Cosimo Argentina e Fiorenzo Baini, che in Messi a 90 riescono a comporre una sorta di ’storiografia’ dei più memorabili incontri del calcio italiano, intervallata da racconti lampo ispirati allo spirito dei match calcistici vissuti sulla propria pelle dagli autori, e ricordati in altrettanti brani. Una sorta di ‘amarcord’ propiziatoria (si spera) in vista della imminente competizione calcistica estiva.
Racconti sportivi, dunque, a partire dal loro punto di vista via via di bambini, adolescenti o adulti. Piacevoli da leggere anche per chi non ha mai sofferto per la memorabile ‘Italia-Germania 4 a 3′ o odiato il guardialinee (etiope) come Carosio, che nella radiocronaca di Italia-Israele nel ‘70 gridò “Ma cosa vuole quel negro?”, perdendo il lavoro in seguito all’episodio. O Chinaglia sostituito che manda a quel paese il ct Valcareggi in mondovisione (Italia-Haiti, ‘74).
Il libro parte, inoltre, da un presupposto antiretorico: ovvero, evidenziare anche il ‘peggio’ di incontri sportivi che pochi in realtà avrebbero il coraggio di mettere in discussione. Come Italia-Germania, appunto, “un evento dovela gloria è andata a braccetto con l’obbrobrio’.
O l’idea che “fino agli anni ‘80 si giocava male senza correre e quando manca l’atletismo non ci sono alibi, la partita appare per quello che è: una bruttezza innominabile”. Retrospettivamente, i mondiali del 1978 appaiono ‘raccapriccianti, ma per sfinimento) “fu il nostro mondiale più sfortunato e abbiamo finito per giocare partite mediocri seppur per sfinimento e non per manifesta inferiorità”.
E il seguito del mondiale ‘82? ‘E’ stato orrendo. In effetti dopo ottimi mondiali conviene saltare a due generazioni di calciatori seguenti, ma non lo fa mai nessuno”. Sarà così anche per questi mondiali? Speriamo di no, nonostante si è calcolato che ‘L’Italia va in finale ogni dodici anni e vince il titolo ogni 24″.
Interessante il fatto che di ogni mondiale vengono raccontate le attese da parte de pubblico e della stampa, la valutazione delle squadre in campo, dello stile della telecronaca, il profilo umano e professionale dei commissari tecnici (ad esempio: Sacchi la Rivoluzione, Maldini la Restaurazione), riferiti episodi curiosi e dato un giudizio (non tecnico, necessariamente relativo a chi scrive) su come andò la storia.
Vengono poi raccontate le partite più significative ed emozionanti, quasi in presa diretta, filtrate dalle emozioni di chi era davanti allo schermo a soffrire, minuto per minuto. Fra i racconti di Cosimo Argentina, bello ‘L’ultimo mondiale’ (dove viene immaginato l’ultimo match calcistico del mondo) e la ‘postfazione del Pelè’, oltre alla storia ispirata alla tipica ‘depressione pre-mondiale’.