Ansia, attesa, dolore, fantasmi. Sono le parole ricorrenti della raccolta di racconti Mi chiedevo (Manni, pagg. 120, euro 10) esordio narrativo della napoletana Barbara Alfano. La lingua rimanda a una tradizione sabauda: a Natalia Ginzburg e Gina Lagorio. La narrazione è curata e lieve con punte di lirismo quasi naturale, che riconciliano con la lettura. Che si parli d’assurdi incastri tra delitti e pene e ironici destini come in «La cresima», che ci s’interroghi su storie di ventenni che si rincontrano a trent’anni, cercando nuove linfe a infelicità già in pectore («Un, due. Tre»), l’Alfano regge la misura dell’interesse e anche quella della realtà, «che viene a salvare la situazione» di storie e di destini che quasi mai s’incontrano. Domande si sommano a domande, ma quella fondamentale e senza risposta è per l’Alfano: «Com’è l’amore di un uomo?». Saremo molto curiosi di leggere, se ne ha la misura e l’interesse a farlo un suo romanzo, magari sviluppando il racconto «Un, due. Tre» che ci sembra con più storia e con più possibilità di link narrativi. Da ultimo resta però il senso dell’anima, vera e propria password per capire racconti, che immaginiamo scritti con un’urgenza di fare conti non più rinviabili.