Barbara Alfano, Mi chiedevo

28-12-2009
Dolore e fantasmi nei racconti della Alfano, di Vincenzo Aiello
 

Ansia, attesa, dolore, fantasmi. Sono le parole ricorrenti della raccolta di racconti Mi chiedevo (Manni, pagg. 120, euro 10) esordio narrativo della napoletana Barbara Alfano. La lingua rimanda a una tradizione sabauda: a Natalia Ginzburg e Gina Lagorio. La narrazione è curata e lieve con punte di lirismo quasi naturale, che riconciliano con la lettura. Che si parli d’assurdi incastri tra delitti e pene e ironici destini come in «La cresima», che ci s’interroghi su storie di ventenni che si rincontrano a trent’anni, cercando nuove linfe a infelicità già in pectore («Un, due. Tre»), l’Alfano regge la misura dell’interesse e anche quella della realtà, «che viene a salvare la situazione» di storie e di destini che quasi mai s’incontrano. Domande si sommano a domande, ma quella fondamentale e senza risposta è per l’Alfano: «Com’è l’amore di un uomo?». Saremo molto curiosi di leggere, se ne ha la misura e l’interesse a farlo un suo romanzo, magari sviluppando il racconto «Un, due. Tre» che ci sembra con più storia e con più possibilità di link narrativi. Da ultimo resta però il senso dell’anima, vera e propria password per capire racconti, che immaginiamo scritti con un’urgenza di fare conti non più rinviabili.