Sapide storie di corna, di Barbara Faverio
Da ragazzo, in un cassetto in un’antica credenza con alzata e cimasa a collo di cigno, di casa mia in Sicilia, ho conservato gelosamente queste storie. (...) “Sono nuove, misteriose, divertenti, forse opportune; le trascrivo”, mi dissi, e decisi, un giorno. Erano un segreto. Ho cercato semplicemente di ordinarle nel tempo, per dare il senso del lavoro e della vita che nasce». Beppe Puntello, siciliano di Marsala, ricercatore, abita a Como da 40 anni ma della sua terra d’origine è un orgoglioso portacolori. Cultura, lingua e storia lo imbevono, lui di formazione scientifica, e vanno a condensarsi con convincente afflato letterario nei racconti di questo «Uomini d’onore» pubblicato dall’editore pugliese Manni e che verrà presentato a Parolario.
Sono storie quasi completamente affidate a un dialogo fitto e saporoso, che l’uso abbondante del siciliano non rende ostiche al lettore attento. Piccoli spaccati della Sicilia di fi ne Ottocento, ritratti di personaggi della borghesia terriera che ora sembrano usciti dal «Gattopardo» ora da una stampa popolare. «Uomini d’onore», li chiama Puntello, e non c’è odore di malavita anche se di coltellate si parla spesso in uno dei racconti più sapidi, quello in cui il protagonista, il Principino, spiega al suo “cumpari” tutte le varianti delle corna, di chi le porta, di chi le mette e di chi solo si vanta di averle messe. Un libro di memorie che è quasi un trattatello antropologico, come nota Vincenzo Guarracino nella sua chiosa al libro: «...questo romanzo è un documento umano non privo anche di punte di gustoso bozzettismo che acquista via via un autentico valore antropologico: il documento di un passaggio storico da una concezione del Potere, di una casta, o meglio di una razza quale quella degli “Uomini d’onore” a quello alternativo dell’arbitrio eletto a legge, cioè della mafia, degli “Uomini senza onore”».