La Cgil verso il Congresso
La Cgil si prepara a chiudere il suo XVII congresso confederale, a Rimini dal 6 all'8 maggio, sotto la guida di Susanna Camusso, la prima donna segretario generale. Dopo il Primo maggio, quest'anno a Pordenone, e le 'Giornate del lavoro', sempre a Rimini, sarà il lavoro il filo conduttore.
Un congresso che nella forma si presenta unitario (il documento di cui è prima firmataria Camusso, "Il lavoro decide il futuro", che dà il titolo all'appuntamento, ha raccolto la quasi totalità dei consensi) ma non facile nella sostanza, anche dei rapporti interni.
C'è comunque da immaginare che opinioni e posizioni diverse non resteranno silenti durante i lavori conclusivi del congresso, che sempre a Rimini saranno preceduti, in una formula innovativa, da quelle che sono state battezzate 'Giornate del lavoro' a cui prenderanno parte anche molti esponenti del governo. E ancor prima dal Primo maggio che quest'anno sarà celebrato dai leader di Cgil, Cisl e Uil a Pordenone, dietro le parole "Più lavoro, più Europa, più solidarietà", nella città friulana ad un passo dallo stabilimento Electrolux di Porcia, vertenza simbolo dei circa 160 tavoli di crisi aziendali aperti. Emendamenti ai documenti congressuali (il secondo presentato da Giorgio Cremaschi è stato firmato da altri 5 componenti del direttivo, "Il sindacato è un'altra cosa") non ci saranno perché nessuno ha raggiunto un consenso maggioritario, ma anche questo, in particolare per le modalità di conteggio, ha aperto un fronte interno tra la Fiom e la Cgil. Nonostante i dissensi, lo stesso Landini mai ha comunque messo in discussione né il segretario generale né la 'permanenza' in casa Cgil (e viceversa). A Rimini la Cgil di Camusso ancora una volta metterà in prima linea il lavoro e i diritti, con grande attenzione ai giovani e ai precari. Lì saranno presenti 953 delegati, a conclusione dei lavori la platea indicherà il nuovo comitato direttivo che subito dopo, a sua volta, eleggerà il segretario generale: scontata la rielezione di Camusso per il suo secondo mandato di quattro anni, l'ultimo per statuto confederale. Da vedere solo la percentuale, se bulgara o meno.
A non essere soddisfatti, ma delle scelte del governo, sono i pensionati dello Spi di Carla Cantone, altra categoria forte all'interno della Cgil, che da sola conta quasi 3 milioni di iscritti sugli oltre 5,7 milioni in totale. Pensionati che sono stati esclusi dal bonus fiscale di 80 euro e che a gran voce chiedono di essere ricompresi. Nelle questioni interne sono invece tra i sostenitori di un cambiamento del sindacato (altrimenti si rischia di essere considerati "un ente inutile"), della necessità di rinnovarsi nelle dinamiche e nelle strategie, di ringiovanire anche il gruppo dirigente: "Abbiamo l'obbligo morale di consegnare a chi è più giovane questa organizzazione", afferma la stessa Cantone nel libro-intervista, da domani in libreria, "Di lotta e di memoria". Ma gli 'scontri' tra la Fiom e la Cgil mai nascosti e neppure considerati come tali in casa Cgil - posizioni differenti che sono il "sale della democrazia", per dirla con le parole di Camusso - non sono cosa nuova all'interno dell'organizzazione: tornando indietro anche solo al precedente congresso del 2010 gli stessi dissensi su ruolo e contrattazione si erano visti tra i numeri uno di allora, Guglielmo Epifani e Gianni Rinaldini, pur se allora con schieramenti diversi nell'opposizione. Proprio dopo quel congresso, Camusso - la cui storia sindacale nasce nella Fiom a Milano, sua città natale - divenne vice segretario generale e il 3 novembre del 2010, raccogliendo il testimone da Epifani, venne poi eletta, prima donna nella storia centenaria del movimento confederale dei lavoratori, segretario generale della Cgil. Sempre convinta, allora come oggi, del fatto che il "sindacato esiste se, oltre alla presenza, può contrattare, può fare il suo 'mestiere'", come messo nero su bianco anche nella lettera alle iscritte e agli iscritti proprio per il congresso.
Un congresso che deve tenere insieme le diverse anime non sempre sulla stessa linea di Corso d'Italia. Fare i conti con le frizioni, a partire dalla Fiom di Maurizio Landini, il cui 'strappo' politico si è consumato sul tema della rappresentanza dopo la firma del Testo unico a gennaio da parte del leader della Cgil, con i numeri uno di Cisl, Uil e Confindustria: una firma contestata nella forma e nella sostanza dalle tute blu. Ma difesa e sostenuta come svolta importante, al contrario, dalla Cgil, per la definizione e la certezza delle regole.