Carlo Franzini, Liberi tutti

05-09-2009
Il linguaggio della libertà,  di Nicola Vacca
 

Una poesia che attraversa la lingua di tutti è l’ipotesi alla quale lavora Carlo Franzini, che dichiara di scrivere versi nella speranza che in essi si riconoscano le persone che ama, la compagna della sua vita, i nipoti, gli allievi del suo corso universitario, gli amici poeti. Da questa premessa di autenticità nasce Liberi tutti. Franzini, professore di Fisiologia umana all’Università di Bologna, da diversi anni si dedica con grande passione alla poesia. Da autodidatta ha tradotto Pound, Eliot, Thomas Hardy, Cummings. Da non professionista della poesia, la poesia la sente come esperienza interiore, la vive amando e traducendo la poesia degli altri. Il codice di Smirne e Ciglio di Scavo, le sue due raccolta precedenti uscite per i tipi di Book editore, hanno avuto un notevole successo di critica.

Liberi tutti è il libro che conferma la riconoscibilità di Carlo Franzini nella poesia italiana contemporanea. In questa poesia dai toni diaristici il poeta tenta di dare un ordine alla propria memoria. Scandaglia a fondo le cose, gli uomini e gli affetti, costruisce intorno al verso l’inventario privato del proprio mondo. Per Franzini la poesia è un’irrinunciabile occasione di dialogo. Uno strumento linguistico per mettersi in contatto con gli altri. Queste poesie sono l’alfabeto sentimentale del suo autore. Dalla A alla Z, Franzini passa in rassegna gli eventi, le emozioni, resta aggrappato alla forza degli affetti quando scrive per interrogare la vita e le sue difficoltà, essendo consapevole che è difficile conoscere se stessi.
Guardando negli occhi il tempo che trascorre, il poeta scopre se stesso rivolgendosi agli altri. «L’hanno assassinato / sull’uscio di casa. / L’hanno chiamato attacco al cuore sello Stato. / Gli amici nella luce del portico / leggono versi in memoria. / La poesia raduna i ricordi / accompagna il dolore». Così Franzini ricorda l’amico Marco Biagi. Abbiamo bisogno di poeti che attraversano la lingua di tutti. Per essere davvero uomini liberi.