Carmine Tedeschi, un affresco d'autore, di Amedeo Anelli
Nel giardino del padre di Carmine Tedeschi è uno dei più solidi, ben costruiti, ben scritti e calibrati romanzi che mi è capitato di leggere quest’anno. Un romanzo dalle molte voci che ruotano attorno alla figura del padre Giovanni Testa dopo la sua morte, alle reazioni che ciò produce nei figli Italo e Benito nelle figlie Vittoria e Margherita. Il romanzo si sviluppa in molti fili, in un “tappeto” di storie e rammemorazioni, include la cultura, gli usi, la microstoria di una comunità, e il paesaggio del Subappennino dàuno. La narrazione come storia e natura, una natura totalmente socializzata, richiama al concetto di paesaggio, un grande affresco di una condizione di luoghi e persone fra ciò che persiste e dura è ciò che è sottoposto al mutamento della grande Storia osservata sullo sfondo, con grande distacco e senza soverchie illusioni, ma senza rassegnazione.
Tedeschi ci accompagna in un tessuto di storie condotte dai personaggi colti nel loro modus vivendi, nei loro rovelli morali, nella loro fisicità esistenziale. Le narrazioni si rincorrono contrappuntisticamente e danno un affresco di una condizione, di una tensione anche morale ed esistenziale. Con understatement autoriale che rafforza l’impietosa disamina della condizione del “paesaggio”, Tedeschi ci dà una lezione di stile, di equilibrio e di saggezza. È un romanzo “caldo” e “dal passo leggero”, che si legge d’un fiato, ricco di umori e di tonalità, anche linguistiche. Carmine Tedeschi è nato a Serracapriola nel 1944. Collabora alla rivista «Incroci» diretta da Lino Angiuli e Raffaele Nigro. Ha pubblicato poesie e per la scuola un testo narrativo. Intesa l’attività dedicata alla didattica della letteratura e alla creatività letteraria.