Che canti!

23-12-2007

Che Guevara, mito della canzone italiana, di Leandro Barsotti

Sono quarant’anni che è morto. Non sapeva ballare, e pazienza, ma non distingueva un tango da un mambo: per un argentino, niente male. Ernesto «Che» Guevara è diventato un simbolo in tutto il mondo. Anche, soprattutto, nella musica giovanile: quella che lui poco conosceva. Ed ecco allora che due giornalisti musicali, Dario Salvatori e Paola De Simone, lo celebrano in un libro dal titolo Che canti! (Manni editore, 118 pagine, 12 euro), ovvero il mito di Che Guevara nelle canzoni italiane. Troviamo Raf che canta «Comandante oggi ti ho incontrato sulla maglietta di un turista giapponese» (in Jamas, 1998); c’è Roberto Vecchioni che si occupa della mamma del Che in Celia de la Serna (1997), ci sono i Nomadi che nei concerti celebrano il mito reinterpretando il brano cubano Hasta siempre e ci sono persino gli Skiantos («Il Che in ogni foto sparsa nel mondo sembra pensoso ma anche contento», cantano) che ne parlano alla loro maniera.
 Per amor della precisione, va pure detto che qualcosa in questo libretto manca: certo, è difficile raccogliere tutto il materiale cantato intorno al tema di Che Guevara, ma ci sono almeno due artisti la cui presenza non dovrebbe mancare: Francesco Guccini (che ha scritto un brano dal titolo appunto Che Guevara) e Daniele Silvestri, che con Cohiba celebra il comandante in un rock tra i più amati dalle nuove generazioni dei live.
In poco più di cento agevoli pagine, Che canti offre la storia del comandante rivoluzionario più famoso del mondo, qualche suo aneddoto rubato dalla sterminata e a volte contradditoria biografia, e soprattutto molte interviste a cantanti e band italiani che lo hanno celebrato. Con evidente nostalgia.