Bisogno d'umanità, di Nicola Vacca
Lo stupore è la condizione essenziale del fare poesia. Il poeta guarda l’orizzonte della parola e traccia labirinti di senso con la dovuta attenzione ai particolari delle cose vissute, ma soprattutto di quelle da vivere. In questo contesto il bisogno di umanità diventa la meta ultima di una poesia che cerca l’uomo nonostante la tragedia del tempo. A questo bisogno interiore si ispira la poesia di Christian Tito. Dell’essere umani è il titolo della sua raccolta in cui il poeta trentenne, con un’ondata di tenerezza suggestiva, guarda con attenzione sensibile ad un umanesimo concreto a cui oggi il nostro tempo presente sembra non ispirarsi affatto.
C’è sempre più bisogno di una poesia che cerca l’uomo. Ed è importante segnalare, in tempo di minimalismo globale, la pranza inattuale di uno scrittore di versi impegnato sul fronte del pianeta uomo. Tito è convinto che la poesia abbia il ruolo fondamentale di arrischiare parole a difesa dell’uomo: il potenziale infinito dell’essere umano è il percorso interiore che il poeta predilige per consegnare al proprio lettore una mappa esistenziale da consultare per non smarrirsi nel caos.
In un’inquieta tensione verso la luce, Christian Tito esorta l’uomo a scoprire, attraverso il dono dell’amore, la bellezza dell’essere umani. Se così non fosse molto presto finiremmo per essere inghiottiti nelle ferite dolorose del nostro tempo feroce.