Il «punto G» della lettura. Una collana per i nuovi scrittori, di Enzo Mansueto
L’intestazione della collana è spiazzante e, crediamo, ironica, giustificata come è solo dal claim pubblicitario – «accendi il piacere della lettura» – e non da note in copertina. Punto G, lungi dall’essere una incursione del serioso editore nei territori dell’eros o del porno, è invece la giovane creatura di Manni: una collana dedicata alle scritture contemporanee. A occuparsene, ovviamente, la giovane della famiglia, Agnese Manni, col valido Giancarlo Greco e un paio di lettori professionisti, i quali – contro una diffusa tendenza, anche nel mondo editoriale, ad apparire – hanno preferito, al momento, restare nell’anonimato.
Non è stato semplice, ci ha detto la stessa Agnese Manni, dare avvio alla collana. La concorrenza è agguerrita e accaparrarsi tra i nuovi manoscritti quelli più interessanti non è facile, anche per un editore ormai accreditato come Manni, «Abbiamo dato voce in giro, tra i numerosi amici della nostra casa, scrittori, intellettuali, lettori esperti e, tra qualche reticenza e professioni di diplomazia, abbiamo infine strappato dei risultati, che ci hanno convinto a dare avvio a questa ennesima e laboriosa avventura». Il primo titolo in collana è l’antologia «alternativa» sulla pizzica Mordi & Fuggi, una operazione anzitutto «politica», di lancio, come confida la stessa Agnese. Ma è il romanzo di Claudio Menni Gardo Mongardo (Manni, Lecce 2007, pp. 192, euro 13) il vero esordio della collana Punto G.
Claudio Menni, ravennate di provincia (come Cristiano Cavina, di Casola Valsenio), attaccante della Nazionale scrittori, cento mestieri alle spalle, da manovale a bagnino, inseguiva da anni questa pubblicazione, da quanto aveva cominciato a farla circolare in forma autoprodotta con tanto di introduzione di Carlo D’Amicis (che è stato poi il tramite per Manni). Già due pubblicazioni, nel 1996 e 1999, per i tipi di Moby Dick, Menni non era riuscito a pubblicare questo che, viste anche le accanite revisioni, pareva per lui il libro più importante. Un romanzo picaresco, peripezie in prima persona, nelle quali siamo trascinati appunto nella odissea di Mongardo, giovane di provincia che si ritrova sbattuto in mezzo mondo, da Bologna, a Rio, a Cannes – in compagnia dei divi del cinema –, a New York e altrove, per una vorticosa ricerca di identità. Un tòpos classico, dunque, stravolto da una lingua estremamente contemporanea, dalla sintassi violentata e dalla fortissima espressività, espressionismo diremmo, oraleggiante. Un esordio, per la collana, deciso e coraggioso, come deve essere, per posizionarsi credibilmente nel panorama editoriale narrativo nazionale.