Quanto è nera la Taranto di Argentina, di Renato Minore
Dai venti anni ai trenta raccontati in prima persona. È un romanzo più di deformazione che di formazione, di profonda trasformazione che non implica alcuna caduta esemplare seguita da un pronto riscatto, ma un’immersione brusca nell’orrore contemporaneo, tra le sue maschere più appariscenti. Maschio adulto solitario è la storia di dieci anni di Dànilo Colombia, un ragazzo solitario coetaneo del suo autore Cosimo Argentina (sono entrambi del 1963) che, dalle esperienze deliranti della leva, passa attraverso tutte le stagioni del malessere e del disagio del Sud (con una tappa nel Nord industriale) fino a diventare avvocato della delinquenza tarantina.
La vita militare, la vita in fabbrica, la vita di apprendistato professionale, quella dell’apprendistato criminoso e, infine, il fallimento finale. Una sorta di vita al contrario in un percorso per nulla iniziatico, un meccanismo marcio fin dall’inizio e malamente manovrato che a poco a poco tira dentro e stritola questo antieroe, ossessionato da una ragazzina suicida, inseguito dai suoi fantasmi. Un giovane già adulto, maschio adulto solitario sempre ossessionato dalla gente, quanto dalla sua presenza quanto dalla sua assenza. «Dovevo guardarla la gente, sentirne l’odore, studiarla, ma nel momento in cui uno avesse deciso di accorciare le distanze, sarei impazzito». Un po’ come Kuma, il protagonista di un documentario scientifico da lui amato, canelupo perso nel gelo, maschio adulto a pelo grigio in lotta sfrenata con gli altri lupi, perso tra crepacci di ghiaccio e nebbia, vittima della forza cieca degli elementi naturali. Della sua solitudine Colombia fa la sua bandiera, un vessillo che lo fa farneticare e lo porta a dialogare con figure immaginarie, gli “invisibili”, sorta di Lari di un tempio domestico.
Attraverso la caduta esemplare del suo antieroe verso una disperata autodistruzione, Argentina si muove nella quotidianità spicciola infinitamente degradata, senza luce, in cui tutti sono soccombenti, anche i prevaricatori stretti e legati in un solo destino con le loro vittime. Un mondo popolato di personaggi abbietti e grotteschi. Con le donne, prima tra tutte la madre di Dànilo, mosse dal sesso, dal denaro, da un istinto di autodistruzione come se usassero Dànilo per punirsi di qualcosa. E gli uomini che vivono in un’aggressività senza uguali, priva della minima dignità: Dànilo di volta in volta si trova alle prese con una folla di “mostri” sotto mentite spoglie paterne, che sono capireparto aguzzini, ufficiali sadici, avvocati disposti a tutto, che hanno significativamente quasi lo stesso nome, Carve, Corva, Carva, Corvo… Tutto un caravanserraglio di “abbietti” che lo soffocano in un’altalena di violenze e soprusi da girone infernale, tra corruzione, mafia politica, spietata mafia locale, in una Taranto che odora di diossina e pesce marcio, spennellata di nero e di grigio, sporcata e insanguinata.
Maschio adulto solitario è una parabola ansante e travolgente, con una scrittura torrentizia e febbrile che analizza ogni dettaglio dell’angoscia e della degradazione. Al suo sesto libro, Argentina scrive quello suo più necessario, senz’altro la piccola, grande rivelazione di uno vero narratore, anche se ancora non conosciuto e riconosciuto come merita.