Cristiano Poletti, Non nome

20-06-2007

Quando la poesia gioca a scacchi, di Nicola Vacca

In un’epoca in cui tutto è uguale e vengono omologati perfino i sogni e i pensieri, c’è ancora qualcuno o qualcosa che sente l’esigenza di dare un nome alle cose, di pensarle attraverso le emozioni e il cuore. Stiamo ovviamente parlando del poeta e della poesia.
Se non ci fossero i poeti e la poesia ci sentiremmo tutti condannati dall’omologazione che con il suo vuoto addomestica le nostre identità.
Alla funzione terapeutica della poesia, che esalta le individualità in un mondo che ci propone pericolose eguaglianze sociali, Cristiano Poletti, dedica la sua seconda raccolta, Non nome.
Le parole della poesia sono luce negli abissi di questo tempo violentato dall’inquietudine della Storia che ferisce distrugge.
Nel cuore di questo deserto sta il nostro poeta, convinto che la sua poesia sia una forma di preghiera laica da recitare affinché questo inverno perenne in cui siamo costretti a vivere non sia per sempre «un’orma fredda sul marmo».
Cristiano Poletti redige una personale grammatica delle emozioni per un tempo che ha nessuna intenzione di rinunciare al suo alfabeto delle crudeltà.
Il poeta rischia: non rinuncia a giocare a scacchi con l’assoluto. Non teme affatto di essere inattuale: egli affida al cuore le sue meditazioni sul tempo inquieto, che trova le ragioni del proprio annullamento nichilistico nella devastante filosofia del non nome, dove trovano posto tutti coloro che hanno rinunciato alla propria individualità.
Ma Cristiano crede ancora che sia possibile spezzare l’assedio di questo tempo povero di architetture di salvezza.
Il nostro poeta è convinto che c’è molto da scartare, ma soltanto con i versi si potrà scrivere il futuro.
Allora, davanti alle trame pericolose del non pensiero, davanti alle negazioni della dignità umana di questa assurda filosofia del non nome, voluta dagli umani stessi che trovano comodo non amare, non pensare, Poletti coraggiosamente dimostra che soltanto la poesia è sufficiente, tiene il passo per evitare che si precipiti tutti nel baratro.