Dopo la caduta di Ceausescu in via delle Acacie pensionati e disoccupati si ritrovano poveri in canna e senza prospettive. E così la comparsa di strani lombrichi è sufficiente a riempire di chiacchiere le ore vuote, accanto ai racconti densi di rassegnazione, nostalgia e sarcasmo che mescolano passato e presente. Con Ceausescu l’impiombato, il crivellato, tutti lavoravano e avevano il materasso pieno di soldi, ma i negozi erano vuoti: però “se non ce n’era, non ce n’era per nessuno”. Con la nonnina, il presidente Iliescu, “alcuni hanno, altri no”. Nel mezzo la Transizione, con le sue società commerciali e finanziarie che promettevano miracoli, che hanno fatto incetta di fiducia e denaro per scappare poi con la cassa. La piccola luce alla fine del tunnel della Transizione, leitmotiv della stampa romena dei primi anni ’90, si è rivelata solo una Tv a colori. Ora le donne aspettano la telenovela e gli uomini passano ore al bancone del Trattore stazzonato, il “paradiso degli uomini”, sognando “il paradiso delle galline”: quel tempo in cui i lavoratori, come le chiocce, si stringevano gli uni agli altri, con calore.
Lungu scrive un romanzo corale e veste di acuta ironia un’amara disillusione, che abbraccia tanto il passato quanto il futuro.