Danioele Maria Pegorari, Dal basso verso l'alto

01-03-2007

Il poeta della sua terra, di Gianni Custodero

«È fatto giorno, siamo entrati in giuoco anche noi/ con i panni e le scarpe e le facce che avevamo»: con questi versi di Rocco Scotellaro si concludeva la recensione alla silloge poetica Cartoline dall’aldiqua di Lino Angiuli pubblicata da «ContrAppunti» quasi due anni fa, nel numero di novembre 2004. Potremmo ripeterli ora per noi, visto che la recensione è stata ripresa, citando puntualmente la fonte, in Dal basso verso l’alto , un profilo critico della poesia e del poeta Angiuli, ma anche dell’operatore culturale impegnato, curato da Daniele Maria Pegorari e pubblicato nella collana «Studi» dall’editore Manni (288 pagine, 20,00 euro). Il volume raccoglie, tra l’altro, saggi di Ettore Catalano, Esther Celiberti, Gigliola De Donato, Gualtiero De Santi, dello stesso Pegorari e di Pietro Sisto che precedono un’antologia della critica. Dire che Angiuli è solo un poeta pugliese è sicuramente riduttivo, come nota De Santi. Ma Pegorari riconosce che «il testimone della migliore poesia pugliese» dopo Vittorio Bodini è passato a lui. Bodini, però, legato alla Puglia anagraficamente, è un poeta euromediterraneo: «il Sud ci fu padre e nostra madre l’Europa» resta la sua dichiarazione di appartenenza, la mia capitale è Madrid scrisse in uno dei suoi articoli in un quotidiano. L’opinione dell’ottantenne Leonida Rèpaci su una delle prime raccolte di versi di Angiuli è un segnale importante. La verità è che tra le voci della sua generazione la poesia di Angiuli è una delle più originali e singolari. Gigliola De Donato evidenzia la scelta di «irrinunciabile appartenenza alla sua terra» del poeta ma, proprio nel segno di questa coerenza, la sua è costante ricerca del denominatore comune tra il Sud dei contadini di Scotellaro, di Valenzano, degli olivi tormentati, della Murgia e l’umanità dolente in tutti i Sud del mondo. Una sintesi, inevitabilmente approssimata, dei vari interventi sarebbe una prova di mosaico in scala ridotta che finirebbe per dire ben poco: parlare di una poesia che fa rima con antropologia come barocco con scirocco e nella quale Sud è voce del verbo sudare sarebbe un velleitario tentativo di operazione parallela Il libro, un contributo decisivo per inquadrare e storicizzare il poeta Angiuli nel panorama della letteratura italiana contemporanea esce in occasione dei suo sessantesimo compleanno: tra le pagine c’è pure un periodico pensato, realizzato e diretto da un giornalista che ha vent’anni (in più dice l’anagrafe, ma in molti stentano a crederci). Auguri a tutti e due, anzi augurissimi: alla faccia dei grammaticanti pignoli e di chi crede solo ai numeri.