Dario Salvatori, L'angelo dalla faccia sporca

23-10-2009
Tra il mago e l'amore, di Dario Colombo

Se la vita fosse un album di figurine, quello di Antonio Valentìn Angelillo si aprirebbe con la foto che lo ritrae felice e sereno, dietro un'ombra di baffi appena accennati e la brillantina tra i capelli, mentre scende dell'aereo che da Buenos Aires è appena atterrato a Milano. È uno dei tre Angeli dalla faccia sporca (soprannome coniato dal massaggiatore dell'Argentina dopo un duro allenamento nel fango): gli altri due sono i compagni di nazionale Maschio e Sivori. L'Inter lo acquista dal Boca Juniors nel 1957: Angelillo ha solo 20 anni e in bacheca vanta già una Coppa America con l'Argentina con 8 gol in 6 partite. Nonostante in Italia sbarchino anche gli altri due Angeli (Sivori va alla Juve e Maschio al Bologna), l'impatto con Milano per Angelillo, che si è portato dietro i genitori, è da incubo. Eppure alla prima stagione (1957-58) con la maglia nerazzurra, l'argentino segna 16 gol.

TRA IL MAGO E L'AMORE — La seconda figurina dell'album di Angelillo è quella che lo proietta nella storia del calcio italiano: i baffi sono spariti, ma la classe cristallina del talento di Buenos Aires rimane scolpita nella memoria di tutti. L'Angelo dalla faccia sporca segna 33 gol in 34 partite: un record che ancora oggi è imbattuto. Nessuno è mai più riuscito a segnare così tanti gol in un campionato a 18 squadre (solo Gunnar Nordahl nelle stagioni 1949-50 e 1950-51 ha segnato 35 e 34 reti, ma all'epoca le squadre erano 20). La terza figurina che appare nell'album di Angelillo è quella dell'uomo che ha segnato la carriera dell'argentino: Helenio Herrera. Il mago arriva quando Angelillo è ormai perfettamente ambientato a Milano, tanto che l'Angelo viene visto bazzicare nei night (che non erano i locali notturni di oggi) sempre alla ricerca di una splendida ballerina: Ilya Lopez (nome d'arte di Attilia Tironi). Angelillo s'innamora, corrisposto, della sua Ilya e la loro love story finisce su tutti i rotocalchi rosa: Herrera non sopporta che qualcuno lo possa oscure e per Angelillo è l'inizio della fine con l'Inter. L'argentino gioca solo 15 partite (8 gol) e da quando Herrera lo esclude dai suoi piani, i nerazzurri perdono la vetta della classifica.
FIGURINE — Il libro di Dario Salvatori – grande collezionista di figurine, ma poco amante del calcio – procede così, figurina dopo figurina, raccontando la storia umana e amorosa (più che sportiva) del suo giocatore preferito. E l'album che viene proposto s'arricchisce sempre più di vari personaggi, come quello di Evita Peròn che con Angelillo non c'entra apparentemente niente, ma come il calciatore anche l'eroina argentina ha trascorso parte della sua vita – ultraterrena, però – a Milano. E allora non si può non citare la figurina di Angelo Moratti, padre di Massimo, e come il figlio grande appassionato di Inter. Fu l'allora presidente nerazzurro a volere Angelillo e a strapparlo ad altri blasonati club: ma come accadrà altre volte nella storia del calcio, anche Moratti abbandona il suo pupillo, accecato dal carisma di Herrera che, però, gli farà vincere due Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Quindi ecco spuntare la figurina della Roma, la seconda delle cinque squadre in cui Angelillo giocherà in Italia. L'Inter lo vende per 270 milioni di lire (battendo la concorrenza del Boca Juniors che ne offriva “solo” 200) ai giallorossi e a Roma, l'Angelo rinasce vincendo una Coppa Italia e una Coppa delle Fiere. Peccato però che quando la Juventus si fa avanti per averlo, Angelillo scopre che l'Inter – pur considerandolo “un giocatore finito” – aveva inserito una clausola che non permette alla Roma di cederlo al club di Torino. E così finisce che Angelillo, dopo quattro stagioni nella capitale, inizi a girovagare collezionando altre figurine: con il Milan (dopo una parentesi con il Lecco) torna a Milano e vince uno scudetto giocando solo tre partite. L'ultima maglia da giocatore dell'album dell'argentino è quella del Genoa: quasi un ritorno a casa, visto che il Boca Juniors (la squadra che ha lanciato Angelillo) è stata fondata da immigrati genovesi in Argentina.
 
COME UN ROMANZO — Salvatori, sia chiaro, non vuole offrire una biografia completa del suo idolo calcistico e lo spiega bene nella prefazione, che se non fosse stata scritta renderebbe ancor più interessante il libro. Ma c'è e dobbiamo tenerla in considerazione. L'autore, conduttore radio-tv, ideatore e coordinatore del progetto della divisione radiofonia “Radioscrigno” per il recupero e la valorizzazione del patrimonio discografico della Rai, è un grande appassionato e profondo conoscitore della musica, ma sostiene di far fatica a riconoscere Totti e Del Piero e questo lo esclude perfino dall'essere un mediocre tifoso di calcio. Il libro non pretende di ricostruire l'esatta vicenda di Angelillo, definito come “la figurina-chiave” di ogni album: Salvatori preferisce focalizzare sulle esperienze amorose dell'argentino, ricostruendo la liaison d'amore con Ilya, che diventa il fil rouge di tutta l'opera. Purtroppo, però, Salvatori ammette di non aver mai contattato Angelillo – che nel frattempo ha abbandonato la carriera di allenatore diventando osservatore per l'Inter in Sudamerica – per ascoltare dalla viva voce dell'argentino il reale svolgimento dei fatti. Anzi, secondo Salvatori è proprio questa mancanza di “verità” che renderebbe l'opera ancor più interessante. La “storia romanzata” di Angelillo e della sua vicenda amorosa con Ilya, piace e non annoia, ma la mancanza di veridicità rende tutto un po’ meno intrigante. Arrivati all'ultima pagina del libro diventa quindi obbligatorio informarsi con maggiore precisione sulla vita di Angelillo, giusto per evitare di confondere le figurine e per ritrovare il giusto ordine nell'album.