Capitalismo kamikaze, immaginazione e rivoluzione culturale, di Damiano Mazzotti
La rivoluzione che viene è un’opera che riunisce sei saggi molto originali di David Graeber, uno dei protagonisti del movimento “Occupy Wall Street”.
La violenza è l’unico vero monopolio gestito dai governi e permette di stabilire delle relazioni più schematiche in bianco e nero, e delle pericolose semplificazioni. Per questo motivo “la violenza è spesso l’arma preferita degli stupidi: uno potrebbe quasi dire che sia la carta migliore, dal momento che è quella forma di stupidità alla quale è più difficile dare una risposta intelligente”.
Comunque oggigiorno il problema di molte nazioni è quello del debito pubblico. Le multinazionali si fanno fare leggi per non pagare le tasse. Troppi lavoratori sono stati licenziati o vengono pagati troppo poco e quindi non saranno più in grado di ripagare i debiti legati alla casa e ai consumi. D’altra parte dall’inizio della storia umana “ il debito è il mezzo più efficiente mai creato per mantenere relazioni che sono fondamentalmente basate sulla violenza e su disuguaglianze violente, facendole sembrare giuste ed eticamente corrette. Quando il trucco non funziona più, esplode tutto”. Quando i beni diventano troppo costosi e gli interessi sui vari finanziamenti sono troppo pesanti i cittadini crollano a terra come asini massacrati dalla fatica.
Probabilmente non sarà questa gente disperata a trovare gli strumenti e le energie per innescare l’inevitabile rivoluzione culturale. Infatti saranno prevalentemente i giovani diplomati, i laureati disoccupati e precari i protagonisti di una nuova rivoluzione culturale che reinventerà i rapporti tra i cittadini, gli stati e le imprese, attraverso l’individualismo cooperativo. In ultima analisi “l’unico modo in cui si può convincere se stessi ad abbandonare il desiderio di fare del bene al mondo intero è quello di sostituirlo con un desiderio ancora più potente di fare del bene ai propri figli”.
Quindi serve una rivoluzione culturale centrata sulla creazione di oasi nazionali e internazionali dell’immaginazione gestite autonomamente dai giovani e bisogna iniziare a finanziare l’educazione demografica in tutte le scuole pubbliche. Nelle scuole private la cosa non è fondamentale, poiché le famiglie benestanti con figli disoccupati non creano nessuna problematica sociale seria. Alla fine dei conti il controllo delle nascite permetterà di lasciare più tempo e più spazio ai sentimenti altruistici e cosmopoliti e si eviteranno i ricatti lavorativi più miserabili, molti conflitti sociali e molte guerre civili.
Nel 1900 eravamo un miliardo e ora siamo sette miliardi: nessun genio sarebbe oggi in grado di fare il miracolo di dare un posto di lavoro a tutti ma qualsiasi burocrate animato dal buon senso potrebbe garantire un reddito minimo di sopravvivenza a tutti, in molti paesi, evitando gli alti costi sociali di molte immigrazioni che finiranno di saldare i figli disoccupati degli immigrati. Ad esempio "la Banca Mondiale": la Banca Mondiale potrebbe finanziare direttamente i cittadini attraverso i micro-finanziamenti personalizzati agli studenti e ai disoccupati invece di perseverare nel foraggiare i dittatori e le caste dirigenziali parassitarie di quasi tutti i paesi.
In estrema sintesi la peggiore politica risiede nel monopolio del potere dello Stato e la politica è la “dimensione della vita sociale in cui le cose diventano veramente reali se un numero sufficiente di persone ci crede”. Così “Il rifiuto dei capitalisti di ripensare seppur minimamente ad alcuni dei propri assunti di base sul mondo, potrebbe significare non solo la fine del capitalismo, ma di tutto il resto”. Anche senza l’implosione finanziaria e la terza guerra mondiale termonucleare, questa cecità di classe finirà per certificare la fine del salutare senso di solidarietà tra gli esseri umani.