Domenica Mauri, Seminario secondo

01-03-2006

Un’atmosfera sospesa, di Cristina Canzi


Sono poesie dall’andamento piano ed essenzialmente descrittivo quelle attraverso le quali Domenica Mauri ci restituisce il risvolto essenziale della sua esperienza di partecipante ad un corso di aggiornamento che ha sede in un hotel e si allunga su più di una giornata.
Esperienza tanto semplice e consueta quanto straniante se osservata al suo interno con occhi in cerca di piccole storie parallele e di varchi poetici (ricordate il tempo “infinito” della prima parte de Lo stato delle cose di Wim Wenders? Il grande Hotel dove la troupe è “rinchiusa” in attesa che arrivino i soldi per girare?).
In Seminario secondo c’è l’aria dell’inverno ad attutire ogni rumore esterno e ad avvolgere in un’atmosfera sospesa il grande albergo della città di mare dove si svolgono le riunioni e le conferenze – noi siamo i clienti della bassa stagione della spiaggia più grande e più vecchia d’Europa. Siamo quelli che pagano poco – e c’è una dimensione interna costituita da tutti quegli oggetti che rendono collaudata la cerimonia che si dovrà dipanare: il depliant del seminario, l’ordine del giorno, il foglio per le firme, la sala a temperatura costante e le sedie disposte intorno a un tavolo rotondo – È provato che sedersi attorno a un tavolo rotondo / favorisce la discussione (il confronto) / il pacato espandersi della ragione / il conflitto quello sano (non distruttivo).
C’è il microcosmo (macrocosmo?) dei partecipanti alla vicenda, un universo di persone fatto di gesti involontari e comunque troppo piccoli per colmare la distanza data dall’essere l’un l’altro, fondamentalmente, estranei. E c’è persino un piccolo insetto che si muove / zampetta cauto e frastornato / tra le carte sul piano. / Ci si chiede anche come / si è salvato / è scampato al suo ciclo / si è fatto ospite e recluso / in spavento del mondo. Ma è chiaro che l’insetto, le cose e le persone contano in quanto oggetto -fenomenologico- dello sguardo poetico con cui Domenica Mauri li coglie e li trasporta dentro il suo orizzonte di senso, rendendoli veicolo per indagare non solo la sua personale condizione ma anche la condizione universale del vivere. L’analisi coincide con la poesia, la poesia con l’analisi ed è ammesso divagare ma con precisione.