La felicità della parola, di Amanzio Possenti
Il tema del "male inesorabile" è al centro dell’ultima raccolta poetica di Elena Milesi Alla riva sigillo di una esperienza che ha forgiato il cammino della poetessa, entrando nella sua "carne viva", come annota – nella introduzione – Mery Rizzo. E sia. Ma c’è dell’altro, c’è la tensione della parola che rende compatibile il "confronto" con il "male inesorabile", ovvero il rientro nella quotidianità. Che non avviene - per Elena Milesi, bergamasca, originaria di Villa D’Adda residente in Bergamo Alta – attraverso emozioni suggestive, né mediante immagini rigate dal sentimento, bensì dentro il cammino che corrode l’intimo, il percorso di chi, nella poesia, incontra scoperte incredibili ed inattese. Questa è, anche, la poesia di Elena Milesi, fedele sia alle modalità linguistiche percorse fin da tempi lontani e via via recuperate e rese sempre più audaci e innovative – sia alla tipicità di un pensiero che non si àncora a quanto "già visto", ma sembra, piuttosto, spingersi oltre i confini dell’immaginario per approdare là dove la meraviglia della parola si trasforma in meraviglia della mente e del cuore, in un modo pervaso da mille interrogativi.
Ecco un’"immagine" di quelle care a Elena Milesi: "Lunghe giornate senza salute – In viaggio solitario passi a ritroso – in landa desolata – gelide acque al guado – e deviato il fiume – non vi sarà ritorno – Per sempre sarà la nostalgia – del percorso antico – placido scorrere in naturali plaghe – di un paesaggio amico". Mi sembra che in questi versi si ripercorra l’itinerario di una sofferenza che salta nel cuore e ne lacera le espressioni, ma al contempo lascia intravedere "le naturali plaghe – di un paesaggio amico". Parrebbe profilarsi del cinismo, in realtà si avvertono tensione e sforzo intellettuale e rigoroso di… non morire né dentro le cose né dentro le situazioni, come un richiamo profondo al proprio autoclassificarsi dentro "il viaggio solitario" delle "lunghe giornate senza salute". Elena Milesi – che propone Alla riva nelle Edizioni Manni – è poetessa di grinta, solitaria e determinata, culturalmente immersa nel clima delle sensazioni esterne. La sua poesia, lucida e intensa testimonianza di una visione che incanta e trafigge lo spirito, porta nel libro-raccolta, in copertina La barca dei sogni, un dipinto (1966) di Giuseppe Milesi, che fu marito di Elena, artista di altissimo talento. Elena Milesi si dondola su quella barca assaporando i sogni di un fascino misterioso che ritornano nel suo animo: e che la conducono "alla riva". Della propria partecipazione al soffrire di sé e del mondo.