Elio Marchione, Ballata sensazionale

31-05-2006

Un ingegnere alle prese con la geometria delle passioni, di Giuseppe Fonseca

Per favore, mi prestate due minuti? Massimo tre. Non ne occorrono di più per leggere le duemila battute al computer con le quali cercherò di mostrarvi perché in un’epoca in cui le nostre letture sembrano costrette ad affannarsi tra codici browniani dalla lingua zoppicante e pagine poste in equilibrio ancor più incerto a tre metri sopra il cielo, tra i 120 (centoventi) libri che ogni giorno vengono pubblicati nel nostro paese ce n’è uno di poco più si sessanta pagine che merita di esser letto.
Si chiama Ballata sensazionale ed è opera prima di un autore napoletano, Elio Marchione, che nella quarta di copertina così si presenta: «Laureato in Ingegneria con una tesi in Robotica sull’analisi dei sistemi dinamici non lineari. Da grande vuol fare l’artista». Impresa ardua. La mia.
Non che gli ingegneri siano estranei alla nostra letteratura, anzi, il nostro autore si affaccia timidamente, ma con convinzione, in un condominio assai esclusivo e davvero ben abitato. Ma che noi si debba sapere cosa diavolo sia i «sistemi dinamici non lineari» forse è chiederci troppo. O forse no.
Perché se cominciamo a leggere, se rompiamo il fiato di quelle prime due pagine che, piuttosto imprudentemente, l’autore indica essere il suo metro di giudizio nella decisione di acquistare un libro, ci troviamo presi nella rete fitta e assai ben intrecciata di una coerente geometria delle passioni.
Passione amorosa, con lo sguardo dell’autore che ci guida nell’accidentato viaggio di un post-post adolescente alla scoperta dell’anima danzante celata nell’eterno femminino, ma anche passione per la scienza, per la ricerca e per i libri che lo spinge a voler risolvere l’enigma di un libricino fantasma misteriosamente apparso tra gli scaffali di una libreria.
In tutto questo il nostro personaggio cerca di muoversi con nitore cartesiano, costruendo un intreccio dalla intelligenza apodittica che a poco a poco si dipana dinanzi ai nostri occhi svelando la fibra del racconto e mostrando come, in fondo, alla fine della partita con le nostre passioni non vi è altro che lo scacco della ragione.
E allora capiamo che in realtà non vi è nulla di più «dinamico e non lineare» del nostro continuo vivere tra la vitale ingovernabilità delle nostre passioni, e il desiderio irrefrenabile e inappagabile di volergli in qualche modo dare un senso, un ordine geometrico, come mostra nella sua apparentemente libera, ma di fatto controllatissima scrittura il nostro autore.