Nella poesia lievi immagini chiare, di Piera Maculotti
Limpidi, suggestivi versi. Lievi immagini chiare. È un sogno di luminosa armonia quello che muove Il suono delle sfere di Elisabetta Cabona. Con la nuova raccolta, l’apprezzata poetessa bresciana torna a dar voce al volto dell’anima: alto sconfinare verso quella Luce che è meta ultima e perenne ricerca.
Il limite, l’ombra, i grovigli della vita: l’aspra dissonanza quotidiana rende più urgente «la necessità del tutto», più forte il bisogno dell’oltre. Un tendere – cuore e mente – verso «la pace sorridente del sereno»; per incontrare – sopra il buio, i dubbi, gli affanni – le «promesse» del cielo. E sono «note di infinito» per chi le sa ascoltare; è «il lungo fiato dell’universo», per chi lo sa sentire. Lassù, ma sono solo. Il richiamo cosmico – in questa poesia – ha un suono discreto, misurato. È l’alito soave di una Natura viva, è il libero respiro della terra, con le sue dolci «epifanie» di rose, di fiordalisi o gelsomini; odori, colori, tra il profumo dell’olea e la «leggerezza fiorita» di rami di rosa.
Ha la grazia delle Ninfe – così care alla musa dell’autrice – e la forza classica dei miti – Arianna, Iride, Atlantide – il tessuto raffinato del testo. Animato dall’enigma di un Eros che è luminosa Presenza/Assenza, energia che avvolge, tra sogno e silenzio.
Un Tu a cui tendere, con paziente tenacia; rassicurante sorgente cui attingere, per risalire dai meandri dell’inconscio, o per meglio fronteggiare «l’onda imprevedibile del fato.»
Si muove sapiente e leggera la penna di Elisabetta Cabona, nella sfida di fissare sulla carte attimi di infinito. Per giungere – sopra «polvere e intemperie» – «là dove l’aria / toglie confine alle cose.» Verso frontiere – o sfere – dove il passato – con le sue «care voci» – è suono puro di Bellezza; e gli alti, inquieti pensieri si fanno pacate, alate parole.