Dal Fondo dell’Università di Pavia, una ventina d’anni fa, saltò fuori un manoscritto con un’operetta inedita di Emilio De Marchi del 1885: Prima di prender moglie. Fu pubblicata dall’editore Manni che oggi la ripropone con una divagazione di Raffaele La Capria sul suo matrimonio con Ilaria Occhini. Vittorio Branca sostiene che un senso della famiglia è «sempre sottinteso» nell’«arte» e nel «credo educativo» dell’autore del Demetrio Pianelli. Eppure in quest’operetta De Marchi va molto cauto nel consigliare il proprio lettore a metter su famiglia. Il principio generale non si discute: non c’è neppure un dubbio che il matrimonio sia «un’istituzione che contiene un buonissimo germe». Però, nel passare dalla teoria alla pratica, l’autore procede con una serie di precisazioni: «Se noi deponiamo questo germe in un terreno sterile», scrive, non ci sarà «nessuna meraviglia che s’intristiscano i fiori e le foglie, che manchino i frutti, o che spuntino stecchi o spine.»
Emilio De Marchi, Prima di prender moglie
Dal Fondo dell’Università di Pavia, una ventina d’anni fa, saltò fuori un manoscritto con un’operetta inedita di Emilio De Marchi del 1885: Prima di prender moglie. Fu pubblicata dall’editore Manni che oggi la ripropone con una divagazione di Raffaele La Capria sul suo matrimonio con Ilaria Occhini. Vittorio Branca sostiene che un senso della famiglia è «sempre sottinteso» nell’«arte» e nel «credo educativo» dell’autore del Demetrio Pianelli. Eppure in quest’operetta De Marchi va molto cauto nel consigliare il proprio lettore a metter su famiglia. Il principio generale non si discute: non c’è neppure un dubbio che il matrimonio sia «un’istituzione che contiene un buonissimo germe». Però, nel passare dalla teoria alla pratica, l’autore procede con una serie di precisazioni: «Se noi deponiamo questo germe in un terreno sterile», scrive, non ci sarà «nessuna meraviglia che s’intristiscano i fiori e le foglie, che manchino i frutti, o che spuntino stecchi o spine.»