Enrico Maria Guidi, Girardot e gli altri

07-09-2006
Enrico Maria Guidi: la poesia d’avanguardia si sfuma nel surreale, di Fiorella Attili
 
Poesia d’avanguardia, ma anche crepuscolare, ermetica e surreale quella di Enrico Maria Guidi che, con Girardot e gli altri, ci presenta una galleria di personaggi imprevedibili e sorprendenti in un linguaggio fatto di continue esplosioni: un campo minato da accostamenti insoliti ed anarchia espressionistica. All’artista urbinate, alla sua seconda raccolta di liriche, che ha curato edizioni di poesia rinascimentale e di narrativa del Seicento, ha pubblicato saggi in volumi, recensioni, critica contemporanea letteraria e d’arte, non si può non riconoscere originalità di invenzione e pienezza poetica, una vibrante corda lirica, pur in una talvolta enigmatica chiave di lettura, inafferrabile fata morgana di tanta poesia antica e moderna, che impone piacevoli e provocatorie sfide interpretative. E Girardot, il personaggio che apre e chiude l’album di ritratti, nuovo eliotiano Prufrock, taciturno, schivo e solitario, frantumato dalla propria inadeguatezza e desolazione, riassume in sé il tema ricorrente nella raccolta di poemetti, quello della solitudine, del disagio esistenziale, della incomunicabilità, della estraneità degli uomini al mondo e alla natura stessa, sottolineati dalla immagine iniziale del cane che abbaia alla luna “fredda e metallica, lana di vetro” fra “viti appassite”, “rami stecchiti”, “campi di zolle insecchite”. Figure immerse nelle macerie dell’umanità, tra le “immondizie” del mondo, nel quale anche i poeti, gli intellettuali idealisti sono sconsolati e incompresi nella “città che non ha voluto capire, non ha potuto, direbbe un filosofo stanco, e sciupano il loro tempo attorno a biliardi malconci / bettole ormai dissipate nel vino / accanto al salame, contrario / inquietante alla voglia di piani / d’azienda e rivoluzioni operaie”. Personaggi estrosi e dolenti in una suggestiva cornice di avvenimenti offerti all’intuizione e all’immaginazione, una scoppiettante varietà di luoghi, tempi e stagioni, un lessico ardito e diverso, quasi a violentare la poesia, pur nella continuità di temi e motivi, cari a tanta arte e letteratura del ’900, inseriscono agevolmente Guidi tra i poeti di nuova generazione.