Ernesto Livorni, L'America dei padri

14-07-2005

La biblioteca di Writer, di Alberto Cappi


Come su uno spartito scandito dal Vivace, dall'Allegro, dall'Adagio, dal Presto, si muovono le sillabe de L'America dei padri di Ernesto Livorni. E le sillabe sono note di musica interiore, il viaggio del docente di Yale è un cammino verso l'altro, peregrinazione all'altrove. L'erranza volge al passato e ne fa luce rifratta per il futuro. Non c'è affresco, in questi versi, che non sia scosso nella serenità del colore, né visione che non si franga nello specchio del verbo, né coscienza che non possa essere intaccata da un segreto esilio. Proprio nello scambio del non detto scrittura e lettura cercano il comune mistero. Libro denso e potente è formalmente felice: "New York di notte è un sassofono / che tinge il cielo di velluto rosso".