Fabio Scrimitore, Achille e la tartaruga

01-06-2009

Le digressioni portanti, di Antonio Errico

Una raccolta di risposte a quesiti in materia di scuola. Questa è la natura ( apparente) del libro di Scrimitore. Ma poi, fin dalle prime pagine della prefazione, questa natura rivela la sua sostanza di tessitura di riferimenti d’ogni sorta: letterari, artistici, filosofici, musicali, pittorici, di citazioni, digressioni.
Ecco, appunto, la digressione è la condizione del discorso e l’elemento dello stile che connota da sempre e in ogni situazione la scrittura di Scrimitore. E’ una struttura portante dell’impianto argomentativo. Mi viene in mente quello che dice, con una vera e propria formulazione teorica, Laurence Sterne ne La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo : dice che le digressioni sono il sole, la vita, l’anima della lettura. “ Sopprimetele in questo libro e tanto varrebbe che sopprimeste l’opera intera: un freddo e interminabile inverno scenderebbe su ogni pagina. Rendetele allo scrittore, e ve lo vedete venire avanti raggiante come uno sposo: saluta l’eletta e l’inclita, e poi attacca e presenta tutta la varietà dei suoi giochi, che non lasceranno cadere l’interesse”.
Così accade nella scrittura di Fabio Scrimitore: che le digressioni attraggono e coinvolgono anche il lettore che non ha particolari interessi per le faccende di scuola. E’ richiamato da un incipit, da una metafora, un riferimento colto, e allora va avanti, segue l’onda sintattica che si gonfia e procede verso una risposta a quella domanda, che spesso giunge alla fine, quasi in modo incidentale, spesso in termini problematici, apprezza il lessico articolato, sapientemente dosato, mai sovrabbondante, colto, raffinato, elegante, come dev’essere una scrittura che ha rispetto della lettura.
La digressione non è spontaneità dell’andamento discorsivo. Tutt’altro. E’ una tecnica di composizione che consiste nell’organare e accoppiare i movimenti digressivi e progressivi.
Scrimitore è molto bravo ad accoppiare ed organare i movimenti dell’argomentazione in avanti e lungo linee trasversali.  
Lo fa con una prosa lucida combinata con quella competenza giuridica maturata con lo studio costante e l’esperienza del mestiere di funzionario dirigente e di Provveditore agli Studi a Lecce, Brindisi, Bari: di quegli uffici “ tanto cari a Berlinguer quanto caro poteva essere il Duca di Wellington al solitario Ospite di Sant’Elena”.
 Lo fa con quella passione per la ricerca e per l’analisi, per la conoscenza e la scoperta. Ma soprattutto: per quell’universo che si chiama scuola e che non è fatto soltanto di problematiche amministrative ma – soprattutto ed essenzialmente – di sapere e di voci nelle aule, di entusiasmi per le generazioni che crescono, di umanità straordinariamente luccicante.
La prosa, dunque. Un’orchestrazione sintattica, preziosismi lessicali. La frase a volte pare che si componga di pennellate, a volte di note musicali. 
Se è vero che da queste pagine traspare una sapienza giuridica che si rivela sorprendente per chi non conosce l’autore e punto cardinale per chi da decenni lo segue in particolare su questa rivista di cui è direttore ( quanti articoli e saggi ci siamo ritagliati in questi anni), è altrettanto vero che è la sua fisionomia di scrittore la cosa che più risalta.
La prosa di Scrimitore risponde a quelle categorie per la letteratura del terzo millennio che nel 1988 Italo Calvinò teorizzò magistralmente nelle sue Lezioni americane: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità.
Fabio Scrimitore riesce ad applicarle ad una materia – qual è quella dell’argomentazione giuridica - che non è che si presti agevolmente all’elaborazione letteraria.
Ma, probabilmente, il valore aggiunto della sua maestria sta proprio in questa capacità.