Fabrizio Luperto, Cinema calibro 9

16-07-2010

Molto pulp, pure troppo, di Stefano Donno

"I generi cinematografici costituiscono una convenzione che permette di classificare le diverse opere in base a temi o caratteristiche ricorrenti. Ad esempio un film è detto di genere horror quando è fondato su scene, azioni, immagini macabre e raccapriccianti. Un film è detto di genere erotico quando ha per oggetto l’amore fisico e tratta fatti ed argomenti riguardanti il sesso. Quando invece si parla di genere italiano si fa riferimento ai cosiddetti filoni“. Si legge in Cinema Calibro 9 (Manni, 2010) di Fabrizio Luperto.

Esco da un tour de force di letture che mi hanno aiutato a ricredermi su due generi letterari il noir e il poliziesco, che non ho amato particolarmente o meglio, che non sono stato mai pienamente in grado di apprezzare vuoi perché magari mi mancavano le chiavi di lettura adeguate, vuoi perché forse nessuna pubblicazione in tali ambiti mi ha solleticato in maniera concreta. E allora alcuni consigli di lettura, mi sembrano doverosi da fare nella maniera più assoluta.

Direi che per chi volesse approcciarsi alla questione noir e giallo, può farlo leggendo un autore eclettico e bravo come Salvatore Scalisi che per Csa editrice e Besa editrice ha pubblicato Jhon Parker - il detective, e La mente del diavolo, dove crimine, e vite al limite sono gli ingredienti principali di opere degne di nota. Poi come secondo “consiglio per gli acquisti” non posso non occuparmi di Cinema Calibro 9 di Fabrizio Luperto, classe 1970, originario di San Cesario di Lecce, oggi bazzica Torino e dintorni, penna nota della critica del cinema “poliziottesco” a molte riviste cartacee e on-line del settore. L’opera in questione ci dice molto sul fatto che il “poliziottesco” per l’appunto, nel cinema del nostro paese è stato lento nel diventare un fenomeno di massa, e quando lo è divenuto è stato grazie ad una sedimentazione che va dall’essersi inserito come virus latente nelle crepe della censura mussoliniana grazie alla letteratura contenuta nei Gialli Mondadori (1929) per poi diventare pellicola con “Tombolo - Paradiso Nero” di Giorgio Ferroni e poi cult con “Milano calibro 9″ di Fernando Di Leo, regista a cui Luperto dedica un interessante micro-dossier di oltre venti pagine.

Per dirla proprio tutta, il libro si legge tutto d’un fiato, pur essendo una vera e propria legenda del poliziesco all’italiana, che per tutti gli anni 70 ha scosso in lungo e largo i botteghini d’Italia. Perché leggerlo … innanzitutto il lettore che vuole capire una porzione rilevante della cultura cinematografica pop di quegli anni, troverà una risposta a tutto sul genere di cui Luperto si occupa nel volume: si parla di Enzo Castellari come Umberto Lenzi o Sergio Martino, passando ad una rapida carrellata di personaggi come Janet Agren, Delia Boccardo o Lilli Carati e ancora Don Backy o Vittorio Caprioli solo per citarne alcuni.

E poi leggere Cinema calibro 9 significa rivivere inseguimenti e sparatorie, sangue e stupri, delinquenti e commissari con tanto di baffono, giustizieri fai da te e massacri truculenti che comunque (nonostante pure qualche degenerazione grottescheggiante, qualche accusa di essere un genere reazionario e fascista) fanno parte regalmente del nostro immaginario collettivo che hanno potuto godere di figure mitiche come Er Monnezza. Cinema calibro 9 è un manuale dettagliato con schede di film, attori, registi, colonne sonore, curiosità e frasi celebri, arricchito da un dizionario di 200 titoli, per riscoprire uno dei filoni più interessanti del cinema italiano.

Azione e reazione, violenza, e botte da orbi in un libro che fa parlare attraverso le sue pagine le pellicole di un filone sempre verde del cinema italiano. Per i fan de Er Mondezza opera assolutamente impedibile.