Fernando Manno, Secoli tra gli ulivi

16-02-2008
Una terra di orizzonti, di Antonella Lippo

È il tempo che scivola fra le fronde degli ulivi a dettare il ritmo a questo “libro interiore”. Lo definisce così Antonio Errico in quella che non è soltanto una prefazione ma è un omaggio sentito all’ autore, Fernando Manno, che a metà del secolo scorso seppe legare “detriti di una memoria” collettiva, raccontando l’anima salentina.
Secoli fra gli uliviè questo il titolo del libro, (Manni, 184 pp., 14 euro) che sarà presentato sabato 16 febbraio a Palazzo Ducale di S. Cesario di Lecce, alle 18.30.
Il libro è la ricostruzione mitologica di una terra di orizzonti, in cui i muretti a secco piuttosto che limiti, sono il frutto della pazienza e della laboriosità, doti di una gente ppoppeta. Il termine ricorre e si presta ad una serie di riflessioni sulla propria terra. Errico, da studioso di Manno, ricostruisce bene il percorso di questo libro che vide la sua prima edizione nel ’58 presso l’editore Pajano di Galatina e che prese forma intorno ad un elzeviro pubblicato su La voce del Sud nel 56, titolato Lo poppetu, dal quale si animò una “giostra di opinioni e colore”.
Il cittadino che indicava in questo modo il contadino, colui che è post-oppidum, aveva si un tono canzonatorio, ma voleva indicare anche un universo di valori, di costanza, un distinguo di qualità. L’anima poppeta era custode di sangue e di sentimenti ed è su questa scia che si muove la gente del Salento, quella che viene ritratta nelle piazze sulle quali si affaccia un barocco che parla del lavoro della terra e dei rigogliosi frutti campestri. Santa croce è l’archetipo di questa fantasia sfrenata, apoteosi e volto apocalittico del barocco spagnolo. Non poteva non soffermarsi sulla Spagna e selle contaminazioni linguistiche del Salento, Fernando Manno,che fu anche Direttore dell’istituto di cultura in Spagna, oltre che in Romania, in Portogallo, in Guatemala. Ha senso anche raccontare di un bestiario, con tarantole, cicale, gechi e civette, che come nei bestiari medievali costituiscono un repertorio iconografico salentino. Formano la fauna del cuore, quali elementi di un sentimento che plasma e rende vitale questa terra cui tornare come figlioli prodighi, da una vita che ha perso i limiti umani, in un dolce limitare.