Franca Bellucci, La Giostra stravolta

01-01-2013

Semplice e meno semplice, di Alberto Pozzolini

 
 
Semplice: un libro di poesia. Meno semplice: basti guardare l’indice, dove scorre un fiume di parole, le cui dieci anse ci sbattono nei meandri della storia e negli enigmi irrisolti del passato, nei rimasugli dolorosi del presente, nell’incerto zoppicante futuro, crostoso e lattiginoso, cioè illeggibile. Basti guardare il breve ingannevole elenco delle citazioni, che vanno da Omero a Varrone, filologicamente ordinati nelle loro belle traduzioni e attesi dal lettore, con mite pazienza, perché tutto il testo, tutto il contesto, il colore della pagina, il profumo della carta, tutto, tutto, li invoca: persino il titolo, ancor più il sottotitolo, che non spiega e inganna e stravolge e ti porta lontano e ti distoglie, forse, dal porto promesso (e, comunque, lo trasforma in chimera, in fata Morgana, in miraggio…). E se, o lettore paziente, mentre scorri le pagine, navigando fiducioso da Omero a Varrone, troverai, tanto per suggerirti un nome, Sofocle (lo trovi…), non ti sorprendere: indovinerai che forse sarà il suo Filottete, momento supremo, dopo Giobbe, di come l’uomo sia sempre stato costretto a cozzare con gli Dei. Ma c’è anche Tiziano Scarpa, in apertura e a metà percorso. Questo, per un istante, ti sbilancia, ti rende zoppo e incerto. Non hai capito? E ci sono persino (tra una riflessione sulla freccia e una riflessione sulla lingua) Roberto Rossellini, Roma città aperta, John Steinbeck, Furore…che sembrano davvero stordirti…Non hai proprio capito? Non è vero. Ora sei in grado di afferrare la musica di sottofondo di questo libro, l’armonia sottile che lega i suoi fragili, nitidi, versi: qui tutto è uomo e storia e impegno sociale e dignità e porgere la mano a chi pencola sull’abisso e coraggio e mancanza di rassegnazione. Allora, alla fine, tutto finalmente si ricompone sotto i tuoi occhi. Sì, certo, è un libro di poesia.