In tre giorni la folla dei ricordi di un amore durato una vita, di Giancarlo Liuti
Tutto si svolge in tre giorni e un epilogo. Tre soli giorni per ospitare il tumulto dei ricordi di un’intera vita, a volte senza unità di tempo, coi ricordi che si scavalcano fra loro, i vecchi dopo i nuovi, come accade nei sogni. La protagonista è Virginia, la sua famiglia, il padre Giacomo, la madre Iaele, la loro morte, la loro vita dopo la morte, e – centrale, incombente – l’amore per un inafferrabile David, un uomo importante che gira il mondo e nutre per lei sentimenti amorosi, sì, ma ogni volta sfuggenti, spesso per anni, fra incontri e assenze che Virginia descrive con accorata trepidazione, sempre trovandolo e sempre perdendolo. Ma lei non se ne addolora. Le basta l’amore per lui, che è ragione di vita. Amare è vivere, essere amati può anche non esserci. Un amore in cui Virginia scopre “l’obbligo di perdersi e il diritto di ritrovarsi”. Infine David continua a telefonarle. Forse è lui, ora, che ha bisogno di lei. Ma Virginia non gli risponde. Tre giorni e un epilogo, quando Virginia – e sembra che sia lei stessa a ricordarlo – muore. Il titolo del libro è tratto da una poesia del grande Vincenzo Cardarelli: “Precipitoso e lieve / il tempo ci raggiunse. / Di fuggevoli istanti ordì una storia / ben chiusa e triste. / Dovevamo saperlo che l’amore / brucia la vita e fa volare il tempo”. Non chiusa e triste, però, la storia di Virginia. E l’amore non le ha bruciato la vita. Di fuoco, sì, ma gliel’ha accesa.