Passato, presente e futuro di una umanità smarrita, di Tiziana Tobaldi
Racconti che ruotano intorno all’uomo, alla sua vita e ai suoi dolori, alla ricerca di significato e al bisogno di comunicare. Storie di uomini, donne, memorie d’infanzia che parlano del bisogno umano di dialogo con i grandi temi della vita, come la malattia, l’eros e la morte. Un applauso per l’attore, l’ultimo libro di Francesca Innocenzi, giovane e affermata scrittrice marchigiana, è stato presentato il 13 novembre 2009 all’Enoteca Regionale di Jesi. Sono narrate esperienze di un tempo intimo, raccolto nella contemplazione di istanti nitidi come fotogrammi, capaci di entrare nell’anima, di turbare, pacificare, amareggiare, guarire. Elemento unificante dei racconti brevi del libro è la poetica del teatro dell’assurdo. È l’uomo beckettiano, che vive una profonda solitudine esistenziale, in eterna attesa di trovare risposte, “fin dall’infanzia costretto a chiedersi cosa significhi essere io e trovarsi proprio lì e non altrove”. Ogni situazione, ogni storia presenta un mondo che tace, ostinato, di fronte alle domande umane. E mostra, attraverso policrome vicende intrise di quotidianità, che nulla è più misterioso dell’uomo e del suo destino. Chiari riferimenti ad Aspettando Godot conducono il lettore in una dimensione di attesa: e, come nel lavoro beckettiano, il tempo si ferma. È il tempo dell’attesa, il tempo interiore in cui si intrecciano emozioni variegate, in una alternanza di sentimenti che si dilatano e si estendono ai contesti vitali descritti di volta in volta: angoscia e timore, desiderio di vita e di armonia, distrazione e insignificanza. Pennellate di esistenze si schiudono, pagina dopo pagina, e vivono su assonanze del tutto inattese, sui cromatismi delicati che l’autrice dipinge con un fraseggio ricco e armonico. Passato, presente e futuro di un’umanità smarrita, che fa fatica a cercare se stessa, ma tenta di mettersi in cammino verso una svolta possibile, verso il desiderio e l’intuizione di un orizzonte. E se l’incomunicabilità e la crisi di identità si rivelano nelle relazioni fra gli esseri umani, se la vita dell’uomo appare senza scopo, la Innocenzi, con tono lieve e distaccato e uno stile carico di forza espressiva, lancia delicati messaggi di speranza. Affronta con ironia e maturità temi di attualità come la pena di morte. Restituisce senso alla persona al di là del suo ruolo sociale: “essere un attore non dice assolutamente nulla, così come non dice nulla essere uno scrittore, un medico o un architetto. La gente è abituata a interessarsi a quello che fai, non a quello che sei: è molto più comodo e meno impegnativo”. Bisogno di autenticità. Come la storia di Tiziano, simbolo di una condizione giovanile in intensa ricerca: “Ma io cerco l’essenziale, andava ripetendo come un ossesso; l’essenziale che ti avvicina a te stesso, libero, autentico, vero”. Un applauso per l’attore rappresenta un’opera letteraria che mostra la forza e la debolezza dell’esistenza umana, ne mette in evidenza la verità cruda, gli slanci incontaminati del cuore e la condizione di vulnerabilità. E ne indica chiari punti di luce: una tensione verso l’umana solidarietà, la ricerca di risposte alle grandi domande dell’esistenza. E la nostalgia di comunicazione, di una correlazione fluida e sottile con l’altro, di una dialettica infinita fra l’io e il tu, per superare autenticamente ogni solitudine monadica.