Francesca Traìna, Linee di ritorno

27-07-2006

Una nuova vitalità, di Maria Modica

La nostalgia del passato quale segno di una rinnovata vitalità per il presente e per il futuro. È questo il leitmotiv che domina il libro Linee di ritorno dell'autrice palermitana Francesca Traina. Ponendosi nel solco della grande tradizione letteraria del Novecento, l'opera dimostra un uso consapevole del verso libero scardinando le linee di demarcazione fra prosa e poesia
«Il verso libero – ha osservato Maria Luisa Spaziani nella prefazione al libro – non è quella libertà acritica, quel caos di stili che purtroppo molti poeti contemporanei accolgono, felicissimi di essersi liberati dell'antica schiavitù del metro e della rima. Il verso libero presta una grande scoperta per chi ne sappia, di fronte alla propria ispirazione, essere degno».
È una caratteristica comune a molti capolavori del '900 la non chiara identificazione di genere. È caduto, nella produzione letteraria del secolo scorso, il confine netto fra poesia e prosa. L'opera dell'autrice palermitana offre un esempio di questa commistione, simbolo di un'era letteraria. Il verso libero rappresenta, infatti, uno dei tratti caratterizzanti il libro di Francesca Traina, anche se il testo vuole essere soprattutto di prosa ed è stato inserito in una collana narrativa. Nei suoi ricordi autobiografici, l'autrice non è riuscita a liberarsi del verso riproponendo una ritmicità innata in lei. «Sopra uno spazio mobile – scrive nella nota alla fine del testo Francesca Traina – ho costruito queste linee di ritorno. Non mi ha consolato serrare nella mente un tempo lontano. Ho voluto districare da un crogiolo di strade un sentiero denso di motivi per vivere. Ho voluto guardare indietro per trovare linee di restituzione da distendere su un tempo presente lontano e distante». Ulisse, fa capolino nel testo quale simbolo atavico della ricerca fine a se stessa.