La festa della giovane poesia, di Monica Maggiore
Dall’ascolto del cuore nasce la poesia, quella vera, che non passa la mente. L’ascolto non è sentire un suono o una parola, non è sentire d’orecchio, l’ascolto è finestre aperte d’anima al mondo, sui fili d’erba al vento, un invito a far parte del coro delle stelle in cielo, a contemplar meraviglia e bellezze lodando sua maestà la Natura con le stagioni e la storia delle foglie. Così il canto del giovanissimo poeta salentino Francesco Pizzuto, si libra nei versi in cui pulsa la vita su ogni cosa.
Come un soffio è una raccolta poetica di rime robuste e ritmate nate dall’incontro della passione per la musica e la poesia. Ma più di tutto è un inchino al creato di un re adolescente in un regno di profonda bellezza dalla quale vien fuori la lirica narrante e visiva. “Quando ti guardo cielo / non è una musica, / è un coro di mille piccole voci, / una bufera che mi affligge / quando la sera / ti guardo cielo, / e non ti vedo. / Non nascondere a questi occhi la gioia del primo chiarore, / quanto più la meraviglia / che esibisci d’altra parte”. Un dono accolto e ricambiato, ma mai abbastanza dinanzi all’incanto del mattino che ritorna, dell’autunno e di ogni santa notte, dell’orizzonte che separa i due mondi e del paesaggio che inorgoglisce gli occhi. Immaginazione, fantasia e realtà, gioia e dolore, amore e spavento, dubbi e domande dei suoi giovani anni: tutto è poesia. Come una grande festa è l’essere vivo e fare esperienza, ripercorrerla liberandola sui versi di un’avventura in mare aperto e nei dialoghi divini, liberi nel tempo o in tre minuti di liste ritmiche di chi si sofferma all’ascolto.