Meno diritti (d'autore) per tutti, di Daniela Primerano
Manni Editori è una piccola casa editrice nata in terra pugliese nel 1984 con la pubblicazione di una rivista letteraria, “L’immaginazione”, e cresciuta sotto il segno della letteratura e della poesia: il primo libro pubblicato è Segni di poesia/lingua di pace (1985).
Oggi Manni è il primo editore in Italia a optare per una scelta coraggiosa e innovativa. Il 7 Ottobre 2005, infatti, è stata inaugurata una nuova sezione, sul sito web www.mannieditori.it, dalla quale è possibile scaricare gratuitamente la versione completa di un romanzo con un semplice clic del mouse.
La casa editrice salentina fa sua una nuova politica sul diritto d’autore ripercorrendo il solco tracciato all’estero da un numero sempre maggiore di aziende.
Questo percorso all’insegna del digitale prende il via con un libro che ha fatto molto parlare di sé, forse anche a causa dell’illustre parentela dell’autore: My sweet family è il romanzo d’esordio di Francesco Venditti, ventinovenne attore di talento, che vuole assolutamente dimostrare di non essere solo “figlio di”.
Alle domande su quanto ci sia di autobiografico nella storia di un ragazzo pieno di rabbia che si augura la morte della madre, distrugge a bastonate il padre e dopo aver fatto il pieno di alcol e droga spera di morire, Francesco ha sempre risposto che di vero c’è solo la sofferenza, tutto il resto è frutto d’invenzione.
Al libro di Venditti, che rimarrà sul sito per un mese, seguiranno altri romanzi da poter scaricare con le stesse modalità.
Incuriositi da questa interessante possibilità abbiamo deciso di intervistare Giancarlo Greco, responsabile dei progetti per Manni Editori, per parlare di editoria digitale e diritto d’autore:
Il digitale sta prendendo piede anche nel nostro paese e sul sito internet di Manni Editori fa capolino il primo e-book scaricabile gratuitamente. Com’è avvenuto l’incontro tra una casa editrice di ventennale tradizione e questo nuovo formato?
Da sempre Manni Editori ha avuto una posizione particolare nei confronti del diritto d’autore. Basti pensare che non siamo iscritti alla Siae e che – tranne pochi casi e sempre perché richiesto dall’autore – non usiamo i bollini Siae per tutelare le copie dei nostri libri, anche perché è più che noto come questa struttura fagociti la stragrande maggioranza dei suoi introiti per il proprio mantenimento. È stato naturale, quindi, il tentativo di affacciarci nel mondo del cosiddetto copyleft, e lo abbiamo fatto dopo aver rodato il nostro sito internet per un anno. Le statistiche sulle visite, sempre più numerose, i consensi ricevuti e il successo di iniziative simili soprattutto all’estero (Stati Uniti per esempio) ci hanno convinto della bontà di questa iniziativa sia dal punto di vista commerciale (è dimostrato sul campo e con appositi studi che dare la possibilità di scaricare e “provare” il libro ne aumenta le vendite) che dal punto di vista politico e sociale (non gravare sulle tasche di chi non può permettersi di spendere 15 euro per un libro).
Come mai avete deciso di puntare proprio sul libro di Francesco Venditti, My sweet family?
Il download gratuito dei libri è produttivo e anche redditizio se il libro è di valore, se chi lo scarica e lo legge ne parla sul proprio blog o agli amici, se poi ne consiglia ad altri la lettura, o meglio lo regala aumentandone le vendite in libreria. Va da sé che se invece il libro è brutto, subito dopo il download finisce nel cestino del desktop. Venditti ci sembrava adatto a questa operazione perché è nuovo, di qualità e destinato ad un pubblico giovane, lo stesso che utilizza prioritariamente internet. Direi che la scelta, a due mesi dall’iniziativa e con oltre 500 download dal nostro sito, ci ha premiati.
Se come lei dice quella dell’e-book gratuito è una scelta che premia anche economicamente, quali sono i motivi per cui un’idea innovativa come questa è venuta in mente a Manni Editori piuttosto che a Mondadori o Feltrinelli?
Il mercato editoriale in Italia ruota attorno a pochissimi gruppi economici che fatturano molto e sono molto presenti nelle librerie. Per questo, probabilmente, non sentono l’esigenza di esplorare nuove strade. Per una piccola casa editrice come la nostra, un’operazione del genere può risultare determinante sia in termini di vendite che di promozione del marchio, dell’autore e del nostro catalogo.
Siete a conoscenza del pensiero del collettivo Wu Ming in materia di copyright e copyleft?
Crediamo che il valore del lavoro di Wu Ming in Italia sia straordinario: hanno aperto la strada al dibattito sul copyleft ed hanno dimostrato empiricamente come questa strategia sia conciliabile anche con le legittime esigenze di vendita e guadagno del mondo dell’editoria. Sono stati l’elemento che ci ha convinti a realizzare questo nostro piccolo progetto e non possiamo che essere d’accordo con il loro pensiero.
A proposito di e-book, cosa ne pensa, da editore, della possibilità di scaricare libri e software digitali su un supporto elettronico? E da lettore?
Sia da editore che da lettore sono affezionato al fascino dell’oggetto libro, alla sua consistenza e al rumore delle pagine. Credo anche che sia stancante leggere su di uno schermo luminoso di un computer o di un i-pod un intero libro. Personalmente preferisco il libro tradizionale. Gli strumenti digitali sono un ottimo supporto, un modo nuovo, efficace e interessante per lavorare, studiare e accompagnare determinati tipi di libri ma non credo sostituiranno mai un bel tomo di carta.
Secondo lei le nuove tecnologie possono aiutare la letteratura? Come?
Il web innanzitutto: la possibilità di comunicare, far circolare idee, lavori, opinioni con grande velocità, istantaneamente e a costi irrisori. Internet è uno strumento straordinario e al tempo stesso delicato, che occorre saper usare bene e in cui è ancora troppo facile perdersi.
Negli ultimi anni sono nati decine e decine di blog che parlano di letteratura, di poesia e narrativa, centinaia di siti e molte riviste on line con migliaia di utenti e visitatori. Anche le stesse case editrici cominciano ad usare i propri siti per far circolare letteratura e non soltanto come statica vetrina commerciale per i libri. Questo mi pare essere l’elemento tecnologico chiave per la diffusione della letteratura e dei saperi in genere.