Franco Corlianò, Vocabolario Italiano-Griko / Griko-Italian

22-10-2010
Tutti i segreti del griko con il  Vocabolario di Franco Corlianò
 
Un dizionario per descrivere un popolo con i suoi costumi e le sue tradizioni. Si tratta dell’ultima opera di Franco Corlianò, nato a Calimera nel 1948, ex macchinista alle Ferrovie, studioso della lingua ellefona oltre che scrittore, pittore e autore di canzoni, che, dopo un duro lavoro di ricerca durato oltre vent’anni, ha dato alla luce il Vocabolario Italiano-Griko / Griko-Italiano, edito da Manni. Il testo verrà presentato stasera alle 19 nel Nuovo Cinema Elio di Calimera. Oltre all’autore e all’editore Piero Manni,interverranno Luigino Sergio, presidente dell’Unione dei Comuni della Grecìa salentina, il suo vice Giovanni Palma; Lea Palumbo, assessore comunale alla Cultura; Evangelo Alexandris, presidente della Lega italo-ellenica; i professori Paolo Protopapa e Daniele Palma. Il contributo musicale è affidato all’Ensemble Terra d’Otranto.
Si tratta di un’opera composta da 1088 pagine con decine di migliaia di termini e un’introduzione di 50 pagine con note grammaticali (costo 55 euro). Una raccolta di materiale di notevole valore storico e agevole consultazione, perché non richiede competenze professionali o grande scolarizzazione per essere usato. È ricco di frasi, convenevoli, aneddoti, proverbi e modi di dire in lingua grika, comunemente usati dalla gente della Grecìa salentina, soprattutto dai più anziani, che ancora amano comunicare e pensare in griko. Non è un semplice elenco di parole: con la rispettiva traduzione, compaiono i generi per sostantivi e aggettivi, il paradigma dei verbi e le forme verbali dei tempi per i verbi irregolari. Esiste una ricchezza lessicale ed una minuziosa traduzione dei sinonimi, rincorsa con caparbia indagine tra persone anziane, in parte ormai scomparse, nei vari paesi della Grecìa.
Il dizionario di Corlianò si distingue dalle altre opere analogiche, perché riporta la prima persona dei verbi irregolari nei tempi che richiedono una radice diversa dal presente. L’abbondanza di queste esplicazioni facilita, perciò, la consultazione e l’apprendimento della lingua anche a chi non ha dimestichezza con la struttura linguistica grika. L’accessibilità allo studente, allo studioso e a chiunque provi curiosità per il griko viene, così, garantita da uno strumento di lavoro ampio, ricco e, come detto, facile da utilizzare.
«Quest’opera – spiega l’editore Agnese Manni – è ben di più di un elenco di parole, della loro traduzione, dei modi di usarle: è in realtà una biografia di Corlianò, è la storia della sua “corrispondenza d’amorosi sensi” con un territorio e con un popolo». Plaude all’autore Luigino Sergio: «per aver utilizzato moltissimo del suo tempo in favore del patrimonio culturale griko». Entusiasta anche l’assessore alla Grecìa di Calimera Gianni Palma: «Grazie a Franco Crlianò per il meraviglioso dono offerto alla lingua grika e a tutti coloro che la amano».
 
 
Come parlavano i nonni nella terra ellefona di «ìjo, tàlassa e ànemo»
 
Le suggestioni di una lingua da tutelare
 
Come si dice sole in griko? Ìjo. E mare? Tàlassa. E vento? Ànemo. Sono le tre parole che, nell’immaginario collettivo, definiscono il Salento, terra di «sole, mare e vento». Ed eccole presenti e tradotte nel corposo dizionario di Franco Corlianò, che cominciò ad annotare le prime parole in griko grazie agli insegnamenti di «nonno ’Ntoni». Nove paesi nel Leccese fino a qualche decennio fa parlavano ancora il dialetto e formano la Grecìa salentina: Martano, Calimera, Martignano, Melpignano, Castrignano dei Greci, Soleto, Sternatia, Zollino e Corigliano d’Otranto. Ma quando e perché, osserva Corlianò, «I nostri antenati lasciarono la Grecia per stabilirsi nel Salento? Due sono le ipotesi oggi esistenti, entrambe accettate, che questa migrazione sia avvenuta nell’età classica (Rohlfs) oppure che sia avvenuta, ipotesi più probabile, in età bizantina». Molti lemmi sono conosciuti e tanto si deve anche al potere della musica della tradizione popolare salentina. Un esempio? Kalinìtta (buona notte), cui aggiungiamo, per completezza, kalispèra (buona sera) e kalimèra (buon giorno), nome del paese che ospita la presentazione del dizionario.