Franco Tutino, Luce all'intero

15-01-2009
Il cuore al centro, di Otello Lottini
 
Con questo libro di versi di Franco Tutino (Luce all’intero, Manni Editore, 2008, introduzione di Francesco Scarabicchi), assistiamo alla nascita di un nuovo poeta, che si proietta sulla vita culturale italiana come una inedita e intensa voce creativa. Come lettori, dobbiamo essere grati a Tutino - e a tutti i poeti - perché arricchiscono e aumentano la realtà intorno a noi. Essi, in quanto uomini speciali, hanno la straordinaria capacità di imporre un nuovo senso alla cose della vita e del mondo - agli oggetti della loro creazione – trasformandole in altre cose nuove, poiché le fanno entrare in un circuito ideativo e in una condensazione di senso, che le illuminano di inediti significati e di inedite connotazioni.
Leggere versi richiede una peculiare attenzione, che è sempre tributaria della cultura del lettore e ha bisogno di una adeguata disposizione emozionale, per poter acquisire l’intima e profonda consapevolezza problematica, prodotta dal contatto diretto con il “dire essenziale” della poesia. La scrittura di ogni autentico poeta (e Franco Tutino lo è), è una sorta di nuovo dizionario, di una nuova lingua, attraverso la quale giungono a noi oggetti (pensieri, immagini, emozioni, sentimenti) di cui non eravamo a conoscenza prima. Nel mondo reale, infatti, possiamo possedere le cose, prima delle parole con le quali vi alludiamo; possiamo vederle e toccarle, prima di conoscere i loro nomi. Nel mondo poetico - ed estetico - il linguaggio è parola, mano e pupilla: solo in esso e grazie ad esso, veniamo a conoscenza di nuove creature, di nuove immagini ed emozioni, di nuovi pensieri. Grazie al poeta e al suo stile, ci giunge un angolo di bellezza che altrimenti non sarebbe mai nato, e, perciò, ogni vero poeta è unico e insostituibile. Non ho lo spazio qui per avvicinarmi troppo e in dettaglio al testo di Franco Tutino. Mi limito ad alcune osservazioni generali, per metterne a fuoco la qualità poetica e la ricchezza problematica. Intanto, ritengo di poter dire che il lettore di questi versi, già dai primi componimenti della raccolta, può coglierne la significazione di fondo, che possiamo sintetizzare nella aspirazione del poeta ad essere se stesso ed a capire più in radice la vita e il mondo: niente di più, ma anche niente di meno. Questa profonda esigenza suscita nel lettore un forte sentimento di rispetto, verso le parole di un autore, che, appunto, cerca di cogliere e di indagare la complessità del reale.
E poiché intuisce che non può possederne, materialmente e spiritualmente, tutte le cose, nelle loro infinite relazioni, cerca di raggiungere la “forma della totalità” come “forma della vita”. Che è la specifica sintesi di questo originale universo poetico.
Come sappiamo, leggere versi non è un occupazione abituale per nessuno. Perciò, è sempre emozionante, quando nella lettura di un libro di poesia, riusciamo a sorprendere l’inizio di uno stile che germina: è la promessa che il nostro mondo sta per essere ampliato e arricchito. E ciò avviene, come dicevo, con Franco Tutino, nei cui versi si annuncia una visione, che ha al proprio centro le inquietudini e i desideri del cuore. Perciò, è una poesia “cordiale”, cioè esistenziale, intensa e simbolica.
Con il suo stile poetico, infatti, egli riabilita il linguaggio dei sentimenti comuni, che diventano materiale creativo, elaborato con intuito concettuale e sapienza compositiva. Ma attenzione: dal linguaggio comune alla poesia non c’è ponte o passerella diretta. Tutta la realtà deve morire prima, per rinascere poi trasformata in metafora e in riverbero sentimentale (come accade, appunto, in questa raccolta).
L’anima di questi versi non emana da una pura, e magari, abile stratificazione di parole, di metafore e di ritmi compositivi. Ma è un luogo, profondo e intenso, che si alimenta delle preoccupazioni umane: la vita, la morte, la famiglia, eccetera. In esso, il poeta indaga le dimensioni essenziali della vita, per cui questa poesia si presenta come “spiraculum vitae” (al modo dei mistici tedeschi), cioè come una poesia che coltiva, in maniera particolare e dominante, la cultura dei sentimenti. Sta in ciò, credo, un altro fondamentale versante del valore estetico-ideativo di questo volume, che chiamerei la dimensione dell’educazione all’umanità, attraverso l’amore, che ha inizio con un’accurata disciplina dei sentimenti. Fin dai primi componimenti della raccolta, infatti, Tutino manifesta la sua preferenza per una poesia emozionale, e, di conseguenza, intima, che si differenzia dalla poesia descrittiva ed esteriore, spesso giocata sulla frigidità emotiva e il solipsismo linguistico. Ciò che colpisce di più in questo autore, inoltre, è la sobrietà del linguaggio, che lo conduce a semplificare la tessitura delle evocazioni e dei ricordi, che sono disposti alla semplicità e rivolti alla trasparenza. Questo accade, perché il poeta esprime i suoi più profondi sentimenti e le sue più acute emozioni (oltre che desideri) con sincerità, con forza espressiva e con verità. Ogni parola e ogni verso sono una suggestione che si apre ai contenuti dell’interiorità e alla dimensione del mistero della vita, in una articolata trama di relazioni sentimentali ed emotive (l’amore materno e filiale, il dolore, il futuro, la fatalità, eccetera), che muovono le immagini, le metafore e le figure.
Nella finzione poetica, la vita dell’autore, che si realizza in un tempo e in uno spazio dilatati e talvolta frenetici, si delinea attraverso una accentuata dimensione di empatia con il lettore. Il quale è spinto a condividerne i contenuti, in quanto avverte che il poeta manifesta, con pudore e delicatezza, aneliti verso un’esistenza più profonda e più intensa. E questa aspirazione si può accogliere come un dono poetico, come una speciale cortesia estetica. Si intuisce che per l’autore la poesia ci può salvare dalla coscienza individuale in cui viviamo quotidianamente immersi, per aiutarci a emergere e a elevarci verso una coscienza condivisa e migliore. Su questo crinale, riesce a farci percepire meglio la complessità dell’esistenza, giocata sull’andare e il venire dei fenomeni, sul nascere e il morire delle cose e delle persone, sul desiderio e l’immaginazione.
Per il poeta, la nostra vita cammina sul filo dei giorni e delle ore, che scorrono lente o frenetiche intorno a noi, e perciò ci invita a inoltrarci, con lui, sulla scena della poesia e della rappresentazione, da cui fluisce tenerezza, dolcezza e nostalgia ideale verso una realtà altra. Perciò, nella sua essenziale e più intensa dimensione estetico-filosofica, la poesia di Tutino appare come un’attività di liberazione.
Da che cosa? Dalla realtà, dal cumulo dei fatti che riempiono la nostra vita e condizionano tutti i giorni e tutti i momenti della nostra esistenza. La realtà del quotidiano (le ansie, i problemi, le preoccupazioni, le passioni, le emozioni, i sentimenti, eccetera) delinea il perimetro dei punti cardinali della vita. Tutino la utilizza come centro di energia poetica e lavora in modo da condensarla, per dare senso alla vita, incominciando dalla propria, nella trasfigurazione della dimensione estetica e dell’affabulazione poetica.