Vittime e carnefici di qua e di là dal confine, di Alessandro Forlani
Il 10 febbraio, per una legge del 2004, è un giorno di commemorazione, dedicato alle vittime delle foibe e a tutti gli esuli giuliani, dalmati e istriani di origine italiana, costretti dal governo e dalle truppe jugoslave ad abbandonare le proprie case alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Al di là di ogni polemica e scontro ideologico, il Giorno del ricordo serve per non lasciare che si perda nell’oblio una pagina nera della storia contemporanea, per dar voce alle vittime, ma anche per riflettere sulle cause di quella tragedia, in modo che i nazionalismi e i totalitarismi non possano mai più colpire. Istria e Dalmazia, da sempre abitate da italiani e slavi, che hanno convissuto in pace sotto l’impero asburgico, videro sotto il fascismo una italianizzazione forzata e sotto l’occupazione nazista vere e proprie deportazioni di massa di sloveni e croati. Caduto il fascismo si scatenò la caccia all’italiano identificato con l’occupante nazifascista, anche se non c’entrava niente. In più ci furono rastrellamenti di tutti gli oppositori del comunismo, anche antifascisti, cattolici e laici. Tanti innocenti furono gettati vivi nelle foibe o annegati. Dopo la guerra, molti italiani furono costretti a fuggire, come avvenne per molti sloveni che abitavano nella Venezia Giulia. Le storie di grande sofferenza di qua e di là dal confine orientale però, rimasero per decenni nascoste, perché la Jugoslavia di Tito, (essendo uscita dal blocco sovietico, pur restando un paese socialista), suscitava le simpatie tanto dei comunisti, quanto della NATO. La memoria dei massacri delle foibe divenne così una bandiera della destra italiana, che, arrivata al governo, volle farne oggetto di una ricorrenza ufficiale. In questa trasmissione ci chiediamo se sia giusto che ci siano ricorrenze separate per le varie tragedie della seconda guerra mondiale, (giorno del ricordo, giorno della memoria e 25 aprile), o se non sarebbe meglio mettere in comune memorie e celebrazioni. Purtroppo non solo gli italiani restano divisi, ma è poi molto difficile trovare una visione comune con sloveni e croati, come prova l’esperienza della commissione storica italoslovena, che, per aver provato a parlare un linguaggio comune, venne criticata da tutti. Ospiti della trasmissione lo storico Giuseppe Parlato, docente di storia contemporanea all’università San Pio V di Roma, lo scrittore italo-jugoslavo Giacomo Scotti e Franco Miccoli, segretario dell’associazione goriziana Memoria, Concordia et pax, che da anni è attiva, tramite pubblicazioni e cerimonie civili e religiose, nel cercare forme concrete di rappacificazione tra le due sponde del confine orientale. Per farsi un’idea segnaliamo i seguenti testi: Borovnica 45, a cura di Franco Miccoli, Paoline, Dossier foibe, Giacomo Scotti, Manni, Goli Otok. Italiani nel gulag di Tito, Giacomo Scotti, Lint Editoriale, I testimoni muti. Le foibe, l'esodo, i pregiudizi Diego Zandel, Mursia, Foibe. L'ultimo testimone Graziano Udovisi, Aliberti, Mezzo secolo di Fiume. Economia e società a Fiume nella prima metà del Novecento,Giuseppe Parlato, Cantagalli, Comunisti ai confini orientali, Venezia Giulia e Istria 1941-1947 di Leonardo Raito, Cleub, Esuli. Dalle foibe ai campi profughi: la tragedia degli italiani di Istria, Fiume, Dalmazia Gianni Oliva Mondadori. nel programma anche un approfondimento sul ruolo di internet nella campagna elettorale 2013 con il sociologo Francesco Pira, autore de: La net comunicazione politica, Franco Angeli. Cercate Pagine in Frequenza su Facebook, per lasciare i vostri commenti.