FREDDURA MISTA
La poesia richiede
il rigore di una dieta.
Non bisogna mai arrivare alla fine
del rigo
e mai alla fine
del frigo.
Ma chi l’ha detto che la poesia è arte riservata ai maestri della tristezza o del sublime? Dove sta scritto che per ironia e comicità non c’è posto nella scrittura in versi? Che dire allora di Marziale e Giovenale o dei grandi rimatori satirici del Rinascimento? Per non parlare di certe irriverenti avanguardie novecentesche. Rapportando il tutto alla scala ridottissima del nostro piccolo mondo post, quella lezione (ingiustamente trascurata) in qualche modo rivive nell’opera del potentino Giancarlo Tramutoli che contamina, però, la tradizione (compresa quella del conterraneo Orazio) con citazioni corrosive e dissacranti dalla cultura americana contemporanea.
In Versi pure, grazie, sua nuova raccolta poetica, Tramutoli si conferma, dunque, come ha scritto tempo fa Sebastiano Vassalli sul "Corriere della sera", «uno dei rari poeti giocosi che ci siano oggi in Italia: paese, come tutti sanno, con la più alta concentrazione di poeti seri e seriosi del mondo e, forse, dell’universo».
La scrittura di Tramutoli (che ha dato prova di sé anche in narrativa con un breve romanzo, La vasca da bagno, pubblicato dalla casa editrice Fernandel) è fonte di continua sorpresa e dà sempre più di quanto la sua apparente esilità promette poiché le parole sono leggere ma esatte ed acuminate.
Esse, dunque, volteggiano come farfalle laboriose e pazienti fra un gran numero di registri (dall’idillio all’elegia all’invettiva) e poi pungono dolorosamente posandosi sull’altrui presunzione letteraria («Oh Arbasino Arbasino / ogni giorno ti fai vivo / scrivendo scrivendo / da grande divo:… Oh Arbasino Arbasino / perché non ti riposi un pochino? / O forse non sei più sicuro / di essere ancora vivo?») o sulla propria deriva poetica ed esistenziale: «Un toscano spento / in bocca ad un lucano / pure spento. / Torna la primavera / dopo l’ultima finta / ed io mi dico addio / a Dio piacendo. / Mi saluto a salve / mi sputo addosso / e continuo a fare / ciò che posso.».
I versi di Giancarlo Tramutoli sono un modo efficace per ridare alla poesia valore d’uso quotidiano.