Gianfranco Pallara, Una barba inutile

01-02-2007

Vizi e virtù di un'umanità smarrita

“Io penso che sia giunto il momento di una seria riflessione sul recente passato e sul presente, che a me fa paura ogni giorno di più a causa del suo imbarbarimento”. Così Gianfranco Pallara, docente di Lettere in una scuola media leccese, annuncia sul suo blog (www.gianfrancopallara.it) l’uscita di Una barba inutile, libro di racconti alla stesura dei quali ha lavorato dal 1985 al 1995. “Per più di dieci anni”, scrive ancora l’autore, “ho preferito non renderli pubblici, per una sorta di timidezza. Poi ho cambiato idea e ho deciso che dovevo farli nascere”. E forse questa decisione nasce dalla straordinaria attualità delle sue storie, molto diverse tra loro ma tenute assieme da un’inquietudine interiore tesa ad evidenziare le contraddizioni più stridenti della società globale. Sono sei racconti in cui i personaggi mettono a nudo vizi e virtù di un’umanità smarrita, a volte nichilista, sempre e comunque sconfitta da se stessa. È una lingua sicura, quella di Pallara. Che ha un posto di forza nei dialoghi e nei discorsi diretti che contribuiscono in maniera fondamentale a dare credibilità ai suoi protagonisti. Racconti di marcato impegno civile e segnati – quasi a volere opportunamente controbilanciare il pessimismo esplicito delle storie – da un’ironia tagliente che in alcuni frangenti giunge inaspettata e quindi assolutamente efficace ed opportuna. Una chicca è poi la poesia All’uomo ospitata nel racconto Il pitale di cristallo: “Briose donne, uomini altezzosi / gente ricca, vuota e falsa. / Che vuol dire vivere per voi?...” è datata estate 1967; forse un’autocitazione recuperata davvero in un cassetto di una scrivania, sepolta da decine di carte.