Gianfranco Pallara, Una barba inutile

05-02-2007

L'uomo contemporaneo e le sue tribolazioni, di Dino Levante

«Il 1° aprile del 1999 il signor Eusebio ha tagliato la barba. Niente d’eccezionale, direte voi, visto che la maggior parte degli esseri umani di sesso maschile, e non, si rade ogni mattina. L’eccezionalità del fatto sta in questo: il signor Eusebio non radeva la barba completamente da trent’anni. Piccole spuntatine, ogni tanto, per accorciarla», e così si prosegue, con il piacere della lettura, con la frizzante sollecitazione cerebrale della creatività, l’immaginazione, la propria, intima, decifrazione dei significati racchiusi nelle lettere che compongono le parole.
E le maglie della catena, quelle tessere del mosaico si compongono (e altre volte si dividono), nel tentativo di suggerire sempre nuove e inedite suggestioni. Si provano queste emozioni leggendo, veramente d’un fiato, il volume di Gianfranco Pallara, Una barba inutile. In realtà si tratta di una raccolta di sei accattivanti racconti (con una poesia), scritti dal prof. di materie letterarie, del quale avevamo già apprezzato il libro Su la testa, professore del 2000. In poche parole: i vizi e le virtù della nostra società, di questa umanità smarrita e sempre in cerca soltanto di se stessa.