Breve storia di un mito
Tito Schipa. Un leccese del mondo è il nuovo lavoro di Gianni Carluccio sul grande tenore leccese, ultima iniziativa in ordine cronologico, ma non certo da intendere come atto conclusivo, vista la passione sconfinata che egli nutre per la figura e l’arte di Schipa, evidentemente originata e accresciuta dal vincolo di parentela (il suo nonno materno era cugino di Tito).
La pubblicazione – edita da Manni “for Vestas Hotels & Resorts” – ha diversi, piccoli ma significativi pregi. Non è evidentemente una monografia (visto che quella ufficiale e probabilmente definitiva è opera di Tito Schipa jr.), ma ha il merito di comunicare in 75 pagine (peraltro dall’ampio corredo fotografico), in maniera sintetica, rapida quanto efficace, l’immensa grandezza di Tito Schipa: davvero un artista di dimensione planetaria, sia sotto il profilo puramente artistico (la sua voce è ancora oggi ineguagliata, tale da costituire un valore assoluto, classico) sia sotto quello della fama, dell’appeal mediatico, della mondanità, delle fortune, delle stravaganze, delle generosità, magari delle durezze, forse perfino delle malinconie, che lo resero pari solo ai grandissimi di Hollywood o agli artisti più unici. Agile ed efficace risulta la divisione “a temi” della figura di Schipa, una serie di piccoli capitoli sintetici ma che vanno dritti allo scopo, e tutti frutto delle oggettive documentazioni raccolte dall’autore. Il libro ha soprattutto un merito felicemente divulgativo: tutti, ma proprio tutti, possono farsi un’idea di quanto straordinari siano stati l’esistenza ed il valore di Tito Schipa, in un tempo che, forse, sapeva accogliere l’una e l’altro, lasciando che divenissero mito autentico.