Isella racconta il mestiere di poeta, di Nicola Vacca
Ha senso scrivere poesia nel tempo dell’impostura? Gilberto Isella, poeta ancorato alla sua epoca, se lo chiede in Taglio di mondo(Manni editori, pagine 101, euro12). Restando fedele a una forma di cronaca, Isella, rivolge la sua attenzione al cannibalismo frenetico dalla nostra contemporaneità, abitata da pericolosi non luoghi in cui l’avventura dell’essere diventa dura da vivere.
Nello spessore negativo della condizione umana la poesia di Gilberto Isella si muove come un esercizio di orientamento, che vuole rimescolare la sostanza delle cose fatte di buio. La poesia è “il mestiere improvviso di avventarsi sulla carne” della realtà mentre accade.
Il poeta cura nei particolari i dettagli del tempo presente.Il suo discorso si focalizza sulla frammentazione infinitesimale di quel nichilismo che con le sue contraddizioni consacra il mondo alla sua religione del nulla. “Ma il mondo sommerso/ha brevi ali e ogni sua lacuna/ti richiama ai condomini/della superficie/ti porge fredde spalliere/per risalire alla vernice/delle cose vere/che hanno denti naturali/per afferrarti e sbranarti”.
Isella apre la parole al vero del caos,entra nei tagli profondi delle ferite del nostro tempo, scrive i suoi versi per annunciare che in questo cupo tramonto siamo “barche perse” verso una deriva.
La poesia di Gilberto Isella,però, va controcorrente e si oppone energicamente alle geometrie impossibili disegnate dal grande freddo monotono delle parole che hanno smesso di significare.
La sua parola,attraverso la forma dell’anatema,richiama il pensiero disarmato all’atto di resistenza: “l’alba ha il suo destino bronchiale/dove la poesia attinge rare gocce/per lei la musa palpita/su pendici di cucchiai/asciutta una palpebra/inventa scatti di provetto orologiaio”.
Anche se il male prevale sul bene, o come pensava Kafka che “il bene non è altro che l’altra faccia del male”, ha ancora senso affidare la lettura delle dissonanze della realtà alla poesia. Isella si insinua nella negatività, affronta l’antimateria sghemba del disordine in cui è precipitata la realtà. Con la poesia ci mette davanti il mondo così com’è. Aveva ragione Ezra Pound quando scriveva che compito del poeta è quello di riempire il caos. Isella posa la sua parola “negli angoli vuoti/nei ritagli del nostro vedere” per cercare una risposta a tutte le ipotesi inquietanti relative al tempo e allo spazio di un cattivo demiurgo.