Giorgio Morale, Paulu Piulu

09-06-2005

Ricordi di un'infanzia siciliana, di Sergio Sciacca


Quanto era grande il mondo quando eravamo bambini e la sedia sulla quale ci arrampicavamo diventava un'isola nel vasto spazio del pavimento e la soglia era la venturosa marca di confine tra le ferree leggi di casa e i prodigi della strada! Si poteva sognare e tutto sembrava possibile; si potevano sfiorare le tragedie più grandi, anche la morte, e tutto sembrava irreale. I grandi erano gli altri. Il nostro orizzonte era segnato da un montarozzo di terra da scalare come impervia roccia; sembrava misteriosa persino la pentola che ribolliva in cucina versando fumiganti odori e sorprese commestibili. E' il mondo che con affetto profondo e con capacità evocativa avvincente rivive nelle pagine di questo scrittore (nato ad Avola nel 1954, dal '72 vive a Milano dove è docente in un liceo) che porta nel cuore gran parte di quegli affetti genuini e riesce a farli assaporare al lettore. Ci sono le pagine liete e quelle tristi: c'è la povertà (mai la miseria) e l'emigrazione e c'è soprattutto la crescita della personalità che, con invidiabile ottimismo, non dimentica mai la beata ingenuità dell'infanzia e ne serba intatta la presenza, come il poetico fanciullino di Cebete. Godibile occasione per ripercorrere il senso della vita e recuperare una carica di fiducia da quella favola che spesso dimentichiamo e che invece ci appartiene: l'infanzia felice.