Poi bisogna avere anche buona fortuna per ritrovarsi nella propria vita una compagna come quella che ha Giovanni Bernardini. Che non tradisce mai, e non abbandona, che ti resta accanto in tutte le stagioni: quando è primavera, quando è autunno, quando esplode l’estate o l’inverno gela. Che si sacrifica e ti chiede sacrificio, che ti dà felicità ed è felice, che si concede a te in modo assoluto, che pretende da te una fedeltà infinita. Una compagna tenera, sincera, che giorno per giorno diventa lo specchio della vita, la tua consolazione, il tuo rimpianto, la memoria, la dimenticanza, il desiderio, che a volte ti fa rabbia, a volte tenerezza, che ti dà l’ebbrezza e ti dà il dolore, ti seduce e ti entra nelle vene, e non ha paura del tempo che trascorre, perché più il tempo passa e più cresce l’amore, diventa una cosa sola con le storie che vivi, che hai vissuto. Giovanni Bernardini ha questa fortuna di avere una compagna senza età, che ti fa sentire vecchio quando hai una gioventù che arde e ti restituisce la fantasia di un’ emozione quando hai la convinzione che il cuore sia svuotato. Talvolta si domanda a uno scrittore quand’è che ha cominciato a impastare le parole. Se lo chiedessimo a Giovanni Bernardini, probabilmente sprofonderebbe negli anni dell’infanzia. Perché la scrittura gli è compagna antica. Sempre bella, però. Fascinosa. Essenziale. Come una donna che conosce il suo uomo fino al più indecifrabile degli umori, che sa dirgli tutto anche senza parlare, con uno sguardo rapido, profondo. Che sa donargli tutto anche nell’assenza. Così è la scrittura di Giovanni Bernardini: rapida e profonda, come lo sguardo di un’amante straordinaria; consapevole e complice, maliosa, intrigante, sincera, appassionata. Come un’amante severa e delicata. Così è la scrittura dei sei racconti che escono ora dall’editore Manni con il titolo di Fuga dalla notte e una prefazione di Giovanni Invitto che rivela la semantica del titolo e di ciascuno dei racconti del libro, concludendo che quando parla della scrittura che riesce a sconfiggere la morte, “Giovanni Bernardini parla di se stesso, di ogni scrittore, di ogni libro in cui sono depositate la nostra esistenza e la nostra anima”.