Collezionismo, con Giulietta Rovera alla scoperta delle nevrosi dei Vip, di Lavinia Macchiarin
Dalla semplice mania di possesso al desiderio di tramandare ai posteri. E’ forse la seconda motivazione ad avere una sua utilità universale nell’avviare una collezione ed è proprio grazie alla voglia di catalogare e conservare la memoria alle future generazioni che oggi musei e gallerie ci offrono l’opportunità di sapere” chi siamo e da dove veniamo”. Oltre a quelle per dipinti famosi, reperti archeologici, e reperti storici di altra natura, nascono anche collezioni di pecore delle nevi, preservativi antichi e cartellini alberghieri con la scritta “Non disturbare”. Lo racconta Giulietta Rovera nel suo Per hobby e per passione, edito da Manni. Certo, la differenza tra chi va a caccia di opere d’arte o di sorpresine degli ovetti di cioccolata è abissale ma la spinta che muove a ricercare, scovare e a fare magari chilometri per accaparrarsi l’oggetto del desiderio è sostanzialmente la stessa.
Battipanni o clistere, lamette da barba, chiodi e polene di vascelli sono solo alcune delle chimere al centro dell’attenzione dei personaggi famosi intervistati ed indagati dalla Rovera, in una girandola di aneddoti curiosi e manie: da Piero Angela a Renzo Arbore, da Achille Bonito Oliva ad Alessandro Cecchi Paone.
Dagli ombrelli di Milly Carlucci alle cravatte di Michele Mirabella passando dai 9400 vasi da notte di Manfred Klauda, un avvocato tedesco, alle oltre 5mila etichette di acqua minerale di tal Lorenzo Pescini. E poi Vittorio Sgarbi, Oliviero Toscani, Umberto Eco, Giorgio Forattini… per tutti il collezionismo è un modo per costruirsi un proprio mondo, un personale punto di arrivo nel quale si pensa di essere in competizione solo con il destino, la caparbietà e la capacità di mettere mano al portafogli. Ma anche, secondo il sociologo Domenico de Masi che del volume ha curato la prefazione, un buon strumento per sedare nevrosi che, in assenza dell’hobby, potrebbero generare ossessioni ben più gravi.