Giuseppe Cassieri, La strada di ritorno

13-04-2005

Dialogo sulla vita e sulla morte, di Nicola Vacca


Un professore universitario, Nazario Giannutri, si accorge di essere malato. La sua malattia non è fisica, ma soltanto esistenziale. Egli è arrivato a un punto di non ritorno: si sente dissociato dallo spirito incomprensibile del proprio tempo. Vive male perché non riesce ad esorcizzare il disadattamento con i giorni della sua epoca. Allora decide di contattare la "Free Exit", un'associazione senza fini di lucro che dovrebbe aiutarlo a prendere consapevolezza del distacco dal caotico mondo terreno. Con zelo e amore, praticando l'eutanasia, questa organizzazione si prefigge il compito di traghettare all'altra sponda non solo soggetti irrecuperabili, ma anche soggetti sani afflitti da turbe oppressive.
Questa è la storia, per alcuni versi paradossale, dell'ultimo romanzo di Giuseppe Cassieri, La strada di ritorno. Scrittore che ha sempre privilegiato nel suo percorso i nodi sensibili della società contemporanea, anche nel suo nuovo libro affronta un tema di scottante attualità, dibattuto animosamente in questi ultimi tempi. Quello della dolce morte e dei suoi aspetti etici, religiosi e morali.
Il tema dell'eutanasia emerge dalla storia di Nazario Giannutri, che ha incontrato il suo personale male di vivere e si impegna a raccontare in prima persona le delusioni esistenziali, ma prima di tutto quello che non gli va più a genio nel mondo in cui vive.
Il professore segue le sue impronte e racconta, prima di affidarsi alle cure della "Free Exit", la sua vita ripercorrendo le tappe salienti della sua infanzia, adolescenza e parlando del rapporto con il fratello Ilario morto suicida.
Di quest'uomo, che vive ormai soltanto le intolleranze minime e massime del proprio tempo, incrudelite, radicate, che pongono in essere uno strano rapporto tra la vita e la morte, non rimane altro che le impronte dell'esistenza vissuta.
Quasi a voler fare un bilancio dei propri anni, Nazario, oprima di considerare la possibilità di uscire dolcemente da un mondo che non capisce più, metabolizza il disagio esistenziale raccontandosi.
Lottando contro le numerose intolleranze esistenziali che tendono sempre più a distorcere il suo carattere, il protagonista si abbandona a una confessione a cuore aperto dove si ostina a cercare le ragioni che lo inducono a rompere il patto con la vita.
Il disagio di vivere lo mette di fronte ad un bivio: abituarsi a convivere con il proprio male oscuro, oppure rischiare nel cercare di capire le ragioni di questo disadattamento. Il professore non ha mai un adeguamento passivo nei confronti della sua vicenda esistenziale. Prima di recarsi sull'isola di fronte alla costa atlantica per farsi aiutare ad uscire dolcemente dal mondo e cancellare l'ansia del male di vivere, Giannutri si interroga sull'eutanasia attraverso le tappe salienti della sua esistenza. Frequenta una conferenza di un luminare sull'argomento. Con lui ha un violento scontro dialettico: siamo di fronte a un atto di generosià che libera chi soffre da un dolore radicale, oppure trattasi di un delitto grave? Cassieri non ha scritto il suo libro per dare una risposta, ma piuttosto per cercarla. Partendo dalle copmplicazioni esistenziali di Nazario Giannutri l'autore si propone acuto osservatore dei nostri tempi, cercando di entrare nel merito di urgenti temi morali che turbano le nostre coscienze.
Il finale ad alta tensione stravolge ogni equilibrio. Il protagonista, al momento del suo arrivo nel luogo fiabesco allestito dalla "Free Exit" per farsi guidare dolcemente nella sua uscita dal mondo, decide di stipulare un patto con la vita. Ma alla fine a contare sono le impressioni ragionate di un percorso esistenziale in cui contano davvero le ragioni morali.
Con un tratto gentile, Cassieri indaga le ragioni più intime del suo personaggio, lo conduce mano per mano fino alle porte del gesto estremo. L'occasione della deriva esistenziale, però non conduce al naufragio.
Nelle ultime pagine del libro la riflessione dell'autore coinvolge il disagio di vivere invitando il lettore a riflettere sull'urgenza di alcune tematiche morali che esigono una risposta dalla contemporaneità.
Il libro di Cassieri è soprattutto uno spaccato religioso dei nostri tempi. Un racconto di questi anni congestionati dall'effimero e dal vuoto esistenziale, condannati dall'inerzia degli uomini, poco abituati a riflettere con serenità sui temi importanti di ordine morale.
In questo aspetto importante troviamo la validità di questo racconto che invita, con un'intensità letteraria sentita, a riflettere sul tema dell'eutanasia, ma anche del diritto alla vita.
Lo spunto di riflessione richiede un'attenta analisi interiore. Cassieri è consapevole di aver toccato, nel suo libro, un argomento che chiama in causa la coscienza. Proprio per questo nelle ultime pagine sembra che cerchi la complicità del lettore. Non è assolutamente facile, per uno scrittore del nostro tempio, toccare temi che coinvolgono la nostra morale. Cassieri ci è riuscito, domandandoci un racconto in bilico tra ironia e tragedia.