Nato a Rodi Garganico, Cassieri ha attraversato le lettere del Novecento e del nuovo millennio distinguendosi per l’acuta sensibilità nei confronti dei sommovimenti sociali in atto nel nostro Paese. A partire dal neorealismo degli esordi, il suo sguardo sulla realtà ha motivato un impegno nella scrittura critico, schivo, con pieghe satiriche crescenti, e filosoficamente ponderato.
Ci piace rimarcare la sua curiosità, ricordando il lavoro per la televisione, prima ancora che l’impegno sulla pagina scritta. Nel gennaio 1977, la rai mandava in onda le tre puntate dello sceneggiato televisivo don Giovanni in Sicilia, dal romanzo di Vitaliano Brancati. L’adattamento era firmato proprio dal nostro Giuseppe Cassieri.
Fu un grandissimo successo, in una stagione televisiva che, tra i poeti russi di Carmelo Bene e il Mistero buffo di Dario Fo, tra il Gesù di Zeffirelli e il Viaggio in seconda classe di Nanni Loy, ci appare come un passato, per qualità, irripetuto.
L’esordio nella narrativa avvenne nel 1952, con Aria cupa. […] Tra gli ultimi titoli, La strada di ritorno è finalista al Premio Bari 2005. L’ultimo romanzo, Poetica di un infelice, ha visto la luce proprio in questi giorni.
Un altro ambito di lavoro assiduo, per Cassieri, è stato quello della scrittura giornalistica. Della critica letteraria, ovviamente, ma anche della critica sociale e di costume sul mondo del libro e della editoria. Un’amarezza satirica, che a volte ci ricorda il ghigno di Luciano Bianciardi, percorre i numerosi pezzi affidati a “Il Messaggero”, “L’Espresso”, La Stampa.
Infine, per omaggiare al meglio Giuseppe Cassieri, non possiamo che invitare i lettori alla lettura dei suoi testi, se non fosse che, in un supermercato del libro votato alla permanenza effimera dei titoli sugli scaffali di megalibrerie schiamazzanti (templi innalzati allo spreco volumetrico), la maggior parte dei titoli di Cassieri risulta silenziosamente fuori catalogo.