Giuseppe Cassieri, Poetica di un infelice

01-02-2009

L'ultimo romanzo "indiscreto", di Gerardo Trisolino

L’esistenza di Giuseppe Cassieri s’è chiusa con un’imprevedibile coincidenza: la pubblicazione del suo ultimo romanzo con l’editore Manni. Si intitola Poetica di un infelice (pp. 136, 14 euro) ed è uscito due mesi prima della morte, avvenuta il 30 ottobre scorso a Roma. Arcani misteri della vita!
Cassieri, uno dei più noti e qualificati scrittori italiani del Novecento, era nato a Rodi Garganico nel ’26, si era laureato in Filosofia morale a Firenze, aveva stabile dimora a Roma, collaborava con “La gazzetta del mezzogiorno” e con altri giornali e riviste, ha ricevuto importanti premi letterari sia per la narrativa che per il teatro.
Alla letteratura italiana ha consegnato opere di grande originalità, di vivace e colta ironia e di impegnato rigore stilistico. Aveva intrapreso la strada del surrealismo e del grottesco, che ha percorso con granitica coerenza fino a quest’ultimo libro, il terzo pubblicato dall’editore leccese, con cui aveva intrapreso un’intensa collaborazione negli ultimi anni. Con Manni erano già usciti infatti La strada del ritorno (2005) e i racconti di Scommesse (2006), che segnalammo in queste stesse pagine. Insomma, ha mantenuto saldi fino alla fine i suoi contatti con la Puglia.
Con Poetica di un infelice s’è dunque chiusa la galleria dei personaggi tipici di Cassieri, descritti a metà strada tra situazioni reali ed esiti grotteschi, rappresentati mentre spiccano il volo al di sopra della quotidianità, in cerca di una salvifica uscita di sicurezza.
Personaggi bizzarri, paradossali, anticonformisti, lunatici ma simpatici. Proprio come il professor Saverio Lamanna, protagonista di questo romanzo, un insegnante precario di origini calabresi che tenta vanamente di trovare una stabile occupazione nelle scuole di Roma. Ma nella capitale è costretto, per sopravvivere, ad arrangiarsi con qualche supplenza negli istituti privati e a scrivere tesi di laurea per conto terzi. Insomma, è l’ennesimo escluso dalle rigide maglie dell’organizzazione sociale, che trasforma la precarietà lavorativa in una permanente condizione esistenziale ai margini di tutto.
Il professore Lamanna non è per fortuna afflitto dalla sindrome dell’autopersecuzione e dell’autovittimismo. Si adegua e reagisce coraggiosamente, non drammatizza e non si arrende, consapevole d’essere un outsider autentico, un contestatore solitario a suo modo, innocuo e disarmato ma moralmente e indifesamente eversivo. Le sue qualità migliori si rivelano un vero e proprio boomerang: lo condannano all’emarginazione, all’isolamento, all’esclusione, alla solitudine. È dotato di una preparazione classica e di una cultura eclettica tanto solide da surclassare la mediocrità generale. I pregi della sua umana e brillante personalità si rivelano in realtà difetti che gli impediscono di fluire nella quotidianità come un comune mortale. Affetto da mal caduco, si autoimpone un rudimentale cilicio per inibire gli impulsi sessuali (uno dei temi dominanti nel romanzo). Gira per le strade e i parchi di Roma a riverniciare le scritte sbiadite e illeggibili di epigrafi e cippi dedicati a personaggi illustri.  
Lo “scrutatore indiscreto” (dietro cui si cela lo stesso scrittore) che narra le sue geniali stranezze è il direttore della biblioteca “Bracciolini” di Roma. Il professor Lamanna lo intriga tanto da promuovere un comitato con lo scopo di fargli ottenere i benefici della legge Bacchelli, stante la sua indigenza. Ma come dare visibilità a chi ha finora evitato accortamente di mettersi in vetrina, manifestando un istinto all’autonegazione che “lo tirava giù nel cerchio limaccioso dell’inesistenza”? Come far riconoscere la chiara fama di un poeta ignoto? È l’intento paradossale quanto vano con cui si chiude quest’opera brillante e avvincente, ultima fatica di uno scrittore di razza come Cassieri.