Gratis gli e-book di Manni Editori, di Ignazio Minerva
Dopo My sweet family di Venditti, che in due mesi è stato scaricato 700 volte e Ladri di stelle di Innocenti (circa 500 download), continua l’operazione di copyleft di Manni (www.mannieditori.it). Terza opera del catalogo di e-book gratuiti dell’editore salentino è Per esempio, con la coda dell’occhio, di Giuseppe Favati, che è nato a Pisa, vive a Firenze ed è condirettore de Il ponte. L’autore con un linguaggio sofisticato e creativo (come ha scritto Ernestina Pellegrini, Favati è un inventore di parole) declina tutti i colori dell’eros: per usare le parole di Mario Lunetta, questo è un libro di un «umorista iroso cresciuto a proteine di passione civile e di raffinatezze letterarie». Si parla di nascite alla rovescia, dalla parte dei piedi, che richiedono una bicicletta per ingraziarsi il karma avverso (per «rovesciare il rovesciamento») di pizzicagnoli che vendono prodotti che pizzicano e altri meno, ma giammai cotone idrofilo, di treni persi per una manciata di secondi in anni ormai molto andati e poi soppressi, e delle prescrizioni per dar fuoco a stranieri e viaggiatori su sedie a rotelle stampate su falsi biglietti dei mezzi pubblici berlinesi. Che più della trama gli amori sia importante l’uso che delle parole fa l’autore (che come poeta è nel Dizionario critico della letteratura italiana del Novecento a cura di Ghidetti e Luti) è evidente già dall’epigrafe in apertura. Dissemina indizi per indicare il percorso al lettore e accosta il dizionario filosofico di Savater a Le parole e le cose di Foucault, il Philip Roth del Lamento di Portnoy a un verso di Giulia Niccolai «forse che si forse Queneau» (in Frisbees). In questa vita tutto appare serio, ma poi con al coda dell’occhio ci accorgiamo che non lo è. «Un giorno comprendiamo il senso del commiato. Un giorno! o meglio un attimo di un certo giorno, un attimo del tutto indifferente, sobrio e privo di pathos: forse stiamo solo avvicinando un bicchiere alla bocca, o temperiamo una matita, o ci accomodiamo su una poltrona, o forse addirittura non facciamo niente, stiamo soltanto seduti e guardiamo davanti a noi».