Variazioni dell'uzzolo del mondo, di Antonio Castronuovo
A osservarlo di faccia il mondo potrà anche sembrarti in equilibrio, ma se lo guardi, per esempio, con la coda dell’occhio? Ecco il quesito di Favati: se guarderai così ci vedrai quel che una volta si chiamava vita. Già, perché in questo romanzo ambientato in un futuro imminente, quel che scorre su meccanismi quieti è una storia fatta di vita. Che per essere tale deve avere molti risvolti surreali. Così, la protagonista Totò ha origini da cassonetto (essendovi stata abbandonata –e succede da quando i cassonetti hanno sostituito la ruota Nu), svolge attività di assistenza sessuale volontaria a disabili e anziani come entità di un’associazione senza scopo di lucro (le benemerite cooperative di assistenza ad anziani e malati), traccia graffiti murali come forma d’arte lecita e gioiosa, convive in rapporto omosessuale con una compagna che le assicura spassosi pseudo-stupri il giovedì, giorno dell’uzzolo di coppia. Questa è la vita che l’autore osserva con la coda dell’occhio, quasi a dirci che ogni scenografia sociale regolare si sorregge su una mistura totalmente squilibrata. Un romanzo realistico, dunque, proprio perché improbabile, come lo è la vita vera. E per dirlo ecco l’improbabilità di uno stile basato su una lingua precaria, frantumata e vacillante, aggettivi che pari pari si adattano anche alla storia narrata: precaria, frantumata e vacillante. Da raffinato e disincantato umorista, Favati sa che bisogna violare i limiti per esprimere la realtà.